Letteratura

I 9 mondi vichinghi: Svartálfaheimr

Le fonti principali che ci narrano della mitologia norrena, ovvero l’Edda poetica e l’Edda in prosa, ci forniscono solo alcune informazioni sui 9 mondi vichinghi; tenuti insieme da Yggdrasill, l’Albero del Mondo, questi formano il cosmo nel quale si ambientano le leggende nordiche.

I 9 mondi vichinghi

Il sacrificio di Ymir e la nascita del mondo degli Svartálfar

Ymir ucciso dai figli di Borr in un’opera di Lorenz Frølich

Stando a quanto riportato dallo storico scandinavo Snorri Sturluson, il mondo denominato Svartálfaheimr (o Niðavellir) costituirebbe la casa degli elfi scuri Dokkalfar, anche detti Svartálfar (“elfi neri”), nonché di popolazioni di nani (con i quali in alcuni testi sembrano confondersi).

Spesse volte sembra essere presente, inoltre, un legame tra gli elfi scuri ed il concetto di morte, così come gli elfi chiari potrebbero essere ricollegabili a quello di vita.

Secondo alcuni studiosi, l’influenza del Cristianesimo potrebbe aver contribuito a far distinguere le tipologie di elfi in base all’idea dell’angelo cristiano, o più semplicemente in base alla più definita dicotomia tra bene e male di una religione che più volte si era contaminata con quella nordica.

Così come gli altri 8 mondi, fu il sacrificio di Ymir, gigante di ghiaccio primordiale capace di coprire da sdraiato l’intera tessa, per opera dei figli del dio Borr, a dare origine a Svartálfaheimr. O almeno è questo che ci racconta la Profezia della Veggente contenuta nell’Edda poetica.

L’aiuto dei nani per imprigionare il lupo Fenrir

Il mondo di Svartálfaheimr, come raccontato nel Gylfanningin di Snorri Sturluson, venne visitato dal servitore di Freyr Skírnir, al fine di trovare dei nani che preparassero una catena (Gleipnir) abbastanza forte per incatenare il lupo Fenrir, uno dei tre figli di Loki che secondo le profezie avrebbe arrecato danni e portato indicibile sfortuna nel mondo.

Gli dei, infatti, notando la crescita delle dimensioni del lupo, avevano elaborato uno stratagemma per limitarne il movimento. Sfruttandone la tracotanza, per tre volte chiesero al lupo di provare la sua forza distruggendo le catene a cui lo avrebbero incatenato.

I primi due tentativi, però, erano falliti miseramente. Fu per questo che Skírnir fu inviato nello Svartálfaheimr: la corda prodotta dai nani era formata da barba di donna, rumore del gatto che cammina, radici di montagna, tendini di orso, respiro di pesce e sputo di uccello, ed era soffice come la seta.

La mano di Týr per la pace fino al Ragnarok

Alla terza proposta Fenrir, sospettando oramai l’inganno, chiese come garanzia che uno degli dei mettesse la mano tra le sue fauci, mentre intanto lui avrebbe provato a liberarsi da quel nastro setoso che, in ogni caso, non gli sembrava poi così robusto. Alla fine, fu il dio della guerra Týr a sacrificarsi, ponendo la mano destra tra i denti della bestia.

Con sorpresa del lupo, più esso tirava, e più il nastro lo stringeva imprigionandolo. Gli dei esultarono per essere riusciti finalmente a gabbare Fenrir, il quale poté rivalersi soltanto tranciando la mano di Týr, che da quel momento sarebbe stato noto come il dio monco.

Infilzato infine da una spada in bocca che non gli permetteva di chiudere le fauci, Fenrir avrebbe passato i suoi giorni incatenato e dolorante fino al Ragnarok, ovvero la fine del mondo e di tutte le divinità.

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