I 9 mondi vichinghi: Hel

Le fonti principali che ci narrano della mitologia norrena, ovvero l’Edda poetica e l’Edda in prosa, ci forniscono solo qualche nozione sui 9 mondi vichinghi; legati tra loro da Yggdrasill, l’Albero del Mondo, questi formano il cosmo nel quale si ambientano le leggende nordiche.

I 9 mondi vichinghi

La terra dei morti e la dimora della sua regina

Hel rappresenta in tutto e per tutto la dimora dei morti, da cui la sua regina (Hel) prende il nome. Essa, con il suo aspetto ripugnante e putrescente, dorme in una dimora le cui pareti e il tetto si compongono di serpenti intrecciati tra loro, i quali sputano veleno nelle stanze.

Le porte del palazzo sono opposte alla direzione del sole, mentre al suo interno non sono presenti beni di conforto e ogni oggetto porta un nome emblematico: il letto è “giaciglio di morte”, mentre il piatto viene chiamato “fame”.

Nel mondo di Hel si trovano le anime di chi non è riuscito a trapassare in modo onorevole in battaglia, ma è morto per malattia, così come individui che nel corso della loro vita terrena hanno compiuto gesti malvagi come assassini e tradimenti.

Il percorso dei morti e le pene dell’Hel

Per molti aspetti, è possibile considerare il regno di Hel e quello di Niflheimr interscambiabili, non essendo mai effettivamente chiara la differenza tra i due nei testi. Addirittura, i due mondi vengono entrambi confusi con il Nifhel, la terra delle nebbie posta nell’abisso sottostante le radici di Yggdrasill. Un passo dell’Edda poetica, in particolare, ci fa partecipi della versione del gigante Vafþrúðnir:

“Delle rune dei giganti e di tutti gli dèi, posso dire il vero, poiché in ogni mondo son giunto: giunsi nei nove mondi fino al Niflhel in basso, presso Hel, dove vanno i morti.”

I deceduti vagano in quello che viene spesso descritto come un luogo afflitto dal gelo e dalla desolazione. Dopo aver superato il Gnipahellir, la caverna presieduta dal grande cane Garmr, i morti senza gloria costeggiano il fiume Gjöll, per poi superarlo passando sul ponte dorato Gjallarbrú. Proprio su questo ponte una gigantessa controlla che tra i morti non siano presenti vivi incuriositi dall’aldilà.

Le punizioni scontate dalle anime che non hanno dimostrato di essere validi guerrieri in vita sono molteplici. Le loro unghie vengono strappate per comporre la nave Naglfar, mentre urina di capra viene loro offerta per “dissetarsi”. Sulla spiaggia dei morti gli assassini e gli adulteri vengono sbranati da un dragone e da serpenti velenosi.

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