6 Ottobre 2024
Il fantasma sulla tavoletta babilonese

Un fantasma legato per i polsi a una vivente. Sul lato opposto di questa tavoletta babilonese d'argilla di 3500 anni fa, il rituale per liberarlo (Credit: evidenziamento di James Fraser e Chris Cobb per "The First Ghosts" di Irving Finkel su un'immagine del British Museum)

La prima raffigurazione di un fantasma su una tavoletta babilonese di 3500 anni fa: giaceva nei magazzini del British Museum

Un curatore di un museo s’inoltra nei più reconditi e oscuri meandri della struttura nella quale lavora e s’imbatte in un fantasma. È accaduto davvero, in un certo senso, a Irving Finkel del British Museum di Londra.

Esplorando gli immensi archivi, il ricercatore ha posato gli occhi su una tavoletta d’argilla babilonese datata 3500 anni: su un lato vi erano delle scritte che nessuno si era ancora preoccupato di tradurre e sull’altro… a un primo sguardo, nulla. Ma con la giusta inclinazione hanno fatto capolino delle incisioni.

Lo spirito legato al mondo dei vivi: una costante fra le culture

Una figura alta ed emaciata sta seguendo una donna all’apparenza assolutamente normale e con indosso vestiti di tutti i giorni (per l’epoca e il luogo) alla quale è legata per i polsi tramite una specie di corda. Un legame indissolubile che tiene i defunti ancorati al mondo dei vivi per cause come un lavoro non portato a termine o il legame con una persona in vita.

Come sottolinea lo stesso Finkel, filologo e assiriologo nonché esperto di antiche lingue mesopotamiche, sono tratti comuni a numerose culture e tutt’ora presenti, sembrano una costante nel corso di migliaia di anni di evoluzione socioculturale umana.

E infatti le parole incise sull’altro lato della tavoletta babilonese costituiscono un rituale con il fine di permettere allo spirito di liberarsi del legame, mitigandone la solitudine, che gli impedisce di raggiungere il mondo dell’aldilà. La descrizione di un antico esorcismo, in altre parole.

Il non lusinghiero passato degli istituti museali europei

La tavoletta giaceva in un archivio dal Diciannovesimo Secolo, un’epoca durante la quale tanti musei europei fecero a gara per accaparrarsi quanti più reperti possibile senza badare troppo al modo in cui fossero giunti in proprio possesso, rendendosi complici di vere e proprie razzie ai danni del patrimonio di antiche civiltà come quella assirobabilonese.

I reperti furono così accumulati e spesso nulla si sa del contesto dal quale provengono, informazione assolutamente fondamentale per una vera opera di studio e ricerca. Un’enorme quantità di testimonianze come questa antica tavoletta stoccate e dimenticate, rendendo oggi prezioso il lavoro di ricerca all’interno dei propri stessi magazzini.

Finkel ritiene che la mitologia assiro babilonese sul mondo dopo la vita nulla abbia da invidiare alla decisamente più popolare controparte egizia e che molto possa ancora essere portato alla luce grazie a reperti simili, sono solo da ritrovare e valorizzare. Questa tavoletta stessa non è mai stata esposta al pubblico e Finkel spera si possa porre rimedio nel prossimo futuro.

Guarda anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Sito in manutenzione

Sito attualmente in manutenzione, ci scusiamo per eventuali disagi

th (2)