Steppe pontico-caspiche e Anatolia a confronto

Il DNA degli Etruschi: da dove giunsero e cosa s’intende davvero per “ipotesi orientale”

La ricerca internazionale guidata dall’Università di Firenze e dal Max Planck Institute ha contribuito a gettare luce sul mistero delle origini del popolo etrusco. Il nuovo studio è stato reso possibile dalle tecnologie di analisi del DNA sviluppate soprattutto negli ultimi vent’anni. Ma a quali conclusioni è giunta esattamente la ricerca e da quali scenari precedenti si partiva?

Per lungo tempo l’unicità degli Etruschi era evidenziata dalla peculiarità della lingua, non indoeuropea, che pareva indicare l’origine da un luogo diverso rispetto alle altre popolazioni italiche. A ciò si aggiunge una straordinaria abilità nella lavorazione dei metalli. Queste due unicità messe assieme fecero nascere l’ipotesi di un’origine orientale. Ma cosa si intende esattamente?

Le steppe pontico-caspiche, ovvero persino più a oriente dell’ipotesi orientale

Quando si parla di periodo orientalizzante ci si riferisce a un’era di pace e stabilità socioeconomica che ebbe fra le sue conseguenze una grande influenza sull’arte dei paesi del Mediterraneo, dalla Grecia al Nordafrica alle penisole italica e iberica, di tematiche e stilistiche provenienti dalle regioni che si affacciano sul Mediterraneo orientale e dintorni, sostanzialmente quello che definiamo Vicino Oriente.

Allo stesso modo la particolare abilità nella metallurgia da parte degli artigiani etruschi sembrava trovare punti in comune con le popolazioni dell’Anatolia, anche nota come Asia Minore e compresa all’interno del territorio dell’odierna Turchia. Unito alla particolarità della lingua, ciò diede corpo e forza all’ipotesi di una migrazione proprio da questa regione.

Oggi è tuttavia possibile sfruttare le conoscenze acquisite sulla sequenza del DNA e analizzarla, laddove si riescano a trovare campioni in stato di conservazione adeguato per tale analisi. Non si è rivelato un compito facile e ha richiesto un lungo lavoro di ricerca. Alla fine sono stati individuati e analizzati i campioni di 82 individui, provenienti da 12 diversi siti archeologici.

Il DNA andò incontro a ulteriori diversificazioni lungo il primo millennio dopo Cristo

I risultati parlano di una stabilità genetica negli etruschi durata 800 anni e di un’origine dalle steppe pontico-caspiche, proprio come per gli altri popoli italici. Le cose iniziarono a cambiare dopo l’assimilazione da parte dei Romani, caratterizzata da un evidente incremento di caratteristiche genetiche riscontrabili nelle popolazioni del Mediterraneo orientale con cui i Romani avevano intensi contatti sia commerciali che bellici, inclusa l’Anatolia (non presenti in modo significativo fino a quel momento).

Nei secoli successivi i cambiamenti avrebbero riguardato l’intera penisola italica, con le attese indicazioni di influenze da parte dell’Europa settentrionale nell’Alto Medioevo, come i germanici (si pensi ai Longobardi). Tutto questo se da un lato fa luce su un aspetto controverso, rende se possibile ancora più misteriosa la questione linguistica, che si riteneva dovesse in un certo qual modo procedere di pari passo con i geni. Evidentemente vi sono fattori determinanti come forse l’influenza prolungata della mescolanza coi primi popoli italici, a loro volta assimilati dagli etruschi fra la Tarda Età del Bronzo e l’inizio dell’Età del Ferro.

Lo studio The origin and legacy of the Etruscans through a 2000-year archeogenomic time transect è stato pubblicato su Science Advances il 24 settembre 2021.

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