Equinozio

Durante l’equinozio il giorno e la notte hanno davvero la stessa durata? In realtà, no

Siamo abituati a pensare all’equinozio come a quella data in cui il giorno e la notte hanno la stessa durata; ma se prendiamo come esempio l’ultimo equinozio d’autunno, il 22 settembre 2020, vediamo che a Roma l’alba si è verificata alla 06:58 e il tramonto alle 19:05, ovvero 12 ore e 7 minuti dopo, seguito dall’alba del 23 settembre alle 06:59, 11 ore e 52 minuti dopo. Perché questa discrepanza?

La precisione dell’astronomia e la vita di tutti i giorni

Innanzitutto va chiarito che gli astronomi con equinozio non si riferiscono a una giornata ma a un momento ben preciso, quello in cui il Sole si trova esattamente a perpendicolo sulla linea dell’equatore: nel 2020 ciò è accaduto alle 15:30 (ora italiana) del 22 settembre. E in effetti durante questa giornata il Sole ha impiegato dodici ore per compiere il suo moto apparente sulla volta celeste.

Le nostre definizioni di alba e tramonto sono strettamente legate alla vita quotidiana, formulate in un modo che serva a noi in pratica. Perciò parliamo di alba come momento in cui il Sole inizia a spuntare da dietro l’orizzonte e con tramonto intendiamo l’attimo in cui sparisce dietro l’orizzonte dalla parte opposta. Cioè a noi serve sapere quando inizia e quando finisce il periodo quotidiano di luce.

Un fenomeno atmosferico causa anche dei miraggi (non solo nel deserto)

Innanzitutto vi è il fenomeno della rifrazione atmosferica che curva la radiazione luminosa (come tutto lo spettro elettromagnetico), in seguito al quale un corpo celeste ci appare più alto nel cielo di quanto sia realmente; in pratica, iniziamo a vedere il Sole mentre esso si trova in realtà ancora sotto l’orizzonte e appare inoltre deformato, un’ellisse più che un disco. Ma questo è il meno…

Il nostro astro infatti occupa un notevole spazio nel cielo e per equinozio si intende in modo preciso il momento in cui il centro del disco è perpendicolare all’equatore. Noi invece consideriamo alba il momento in cui la “parte superiore” del disco solare spunta dall’orizzonte e inizia a donarci la luce, mentre il tramonto è l’istante in cui la parte opposta del disco, quella “posteriore”, scompare dietro l’orizzonte. Ma così facendo, nel calcolare il tempo impiegato per percorrere la volta celeste abbiamo preso in considerazione due punti diversi dell’astro.

Guardare il Sole con occhi diversi

In realtà dovremmo prendere come riferimento sempre lo stesso punto, ovvero il centro del disco: nel momento in cui esso spunta dall’orizzonte, la metà superiore del Sole ci sta già fornendo luce da alcuni minuti; il punto centrale completerà poi il moto attraverso la volta celeste nel momento in cui esso sparisce sotto l’orizzonte, ma la metà posteriore del disco resterà visibile, fornendoci luce, ancora per qualche minuto.

Concludendo, il Sole in qualsiasi giorno dell’anno in realtà illumina le nostre giornate per un periodo che appare leggermente superiore rispetto al tempo che realmente impiega a compiere il suo tragitto attraverso la volta celeste. Inoltre, alle nostre latitudini l’alba astronomica riferita all’equatore si verifica oltre venti minuti prima rispetto a quella che chiamiamo comunemente alba, quando di fatto il cielo è ancora buio. Questo ha fatto sì, ultima curiosità, che a Roma in autunno il periodo di luce abbia coinciso il più possibile con quello di buio fra il 24 e il 25 settembre, rispettivamente 12 ore e un minuto contro 11 ore e 59 minuti.

Di Corrado Festa Bianchet

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