Storia

Seconda Guerra Mondiale: Roosevelt, Churchill e Stalin, dietro le quinte di un’alleanza “scomoda” (II parte)

La Grande Alleanza: un matrimonio a tre vie con i fucili a pompa

Il 1 gennaio 1942, meno di un mese dopo l’aggressione a Pearl Harbor da parte dei giapponesi, gli Stati Uniti, l’Inghilterra e l’URSS firmarono la Dichiarazione delle Nazioni Unite, un documento giuridicamente non vincolante che tuttavia riuniva le “Tre Grandi” in una grande alleanza per la loro mutua sopravvivenza.

Nessuna delle tre grandi potenze era riuscita a sconfiggere Hitler da sola, ma insieme progettarono di dividere, e di indebolire, le apparentemente inarrestabili forze tedesche.

Churchill era molto diffidente nei confronti di Stalin e quest’ultimo, noto per essere un grande paranoico, non si fidava di nessuno.

Fin dall’inizio Roosevelt si ritrovò nel bel mezzo di questo confronto a fucili a pompa, assillando i timori di Churchill di una conquista comunista dell’Europa e alimentando le aspirazioni di Stalin per un ingresso dell’Unione Sovietica ai vertici del potere politico ed economico.

In un messaggio privato a Churchill, all’inizio di questo teso matrimonio a tre, Roosevelt dichiarò di comprendere le apprensioni del ministro britannico, ma nello stesso tempo appoggiò la richiesta dell’Unione Sovietica di entrare a far parte delle “nazioni civili”:

Siamo tutti d’accordo…sulla necessità di avere l’URSS come membro pienamente accettato ed eguale di un’associazione delle grandi potenze formata allo scopo di prevenire una guerra internazionale. Dovrebbe essere possibile raggiungere questo obiettivo adattando le nostre differenze attraverso il compromesso di tutte le parti interessate e questo dovrebbe ripulire le cose per alcuni anni fino a quando il bambino impara a cavarsela.”

Franklin D.Roosevelt: come convinse “Zio Joe” alla Conferenza di Teheran

Franklin D.Roosevelt, Winston Churchill e Joseph Stalin si incontrarono per la prima volta nel novembre del 1943 durante la storica Conferenza di Teheran.

Dal momento in cui gli americani erano entrati in guerra, Stalin aveva spinto per un’invasione congiunta dell’Europa Occidentale per allontanare i soldati tedeschi dal Fronte Orientale, dove i sovietici stavano subendo ingenti perdite.

A Teheran gli americani e gli inglesi si impegnarono in una massiccia invasione della Francia costiera del 1944 (“Operazione Overlord”) in cambio della promessa di Stalin di unirsi alla lotta contro il Giappone.

A Teheran, Roosevelt si incontrò anche privatamente con Stalin per discutere del ruolo centrale dell’Unione Sovietica nelle Nazioni Unite nel Dopoguerra.

Roosevelt condivise la sua visione con Stalin di un mondo pacifico governato dai “quattro poliziotti” degli Stati Uniti, Inghilterra, Cina e Unione Sovietica, e mostrò a “Zio Joe” che l’America era disposta a negoziare direttamente con l’URSS per servire i loro reciproci interessi.

Quello che Stalin voleva fare, era far rivivere la Russia come una grande potenza mondiale, quindi era felice di fare ciò che gli chiedeva Roosevelt.

Il presidente americano infatti gli aveva teso la mano con un messaggio molto chiaro: se ti comporti bene, sarai trattato come mio pari.

Roosevelt era anche l’unica persona di cui Stalin si fidasse, perché entrambi avevano una comprensione uguale di come doveva essere il mondo futuro. E questo indipendentemente dal fatto che Stalin fosse un “pazzo paranoico”.

In ogni caso, se Stalin si fidava di qualcuno, si fidava di Roosevelt, perché Stalin andava molto bene per le mani di Roosevelt.

Di Francesca Orelli

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