La Luna e la vita sulla Terra
La Luna, musa ispiratrice per poeti e romanzieri, chioccia degl’innamorati e “timer” dei lupi mannari ha silentemente una smisurata influenza pratica sulle nostre vite: senza di essa forse nemmeno saremmo qui, oggi.
Un effetto evidente e universalmente noto è quello delle maree, più intenso se la forza di attrazione lunare è sommata a quella del Sole, quando i due corpi celesti si trovano “dalla stessa parte” del cielo), o inferiore quando la Terra essa viene “tirata” in direzioni opposte.
Osservando il comportamento di altri oggetti del sistema solare, gli astronomi hanno concluso che la Luna ha un fondamentale effetto stabilizzante sul nostro pianeta e sulla rotazione intorno al proprio asse, altrimenti molto più “traballante” e soggetto a variazioni. La Luna è in pratica responsabile del regolare succedersi delle stagioni e di un clima stabile, ritenuti fondamentali per il fiorire e lo svilupparsi della vita.
Sempre grazie alla Luna un giorno terrestre è di 24 ore: se il nostro cammino celeste non fosse accompagnato da un satellite di queste dimensioni, oggi probabilmente un giorno durerebbe appena 8 ore, e anche questo influirebbe in modo significativo sul modo in cui la vita prospera.
L’effetto frenante della Luna sulla rotazione terrestre continua tutt’ora, al ritmo di 2,3 millesimi di secondo ogni secolo (ma è un dato variabile soggetto anche ad altri fattori); nell’immediato non dovremo certo ricompilare i calendari, ma un miliardo e mezzo di anni fa un giorno si completava in 18 ore, e la Luna era anche molto più vicina alla Terra: ancora all’epoca dei dinosauri (intorno ai 100 milioni di anni fa) le sue dimensioni apparenti erano maggiori di quelle del disco solare, dando luogo a un più elevato numero di eclissi ma impedendo le particolari condizioni che durante un allineamento perfetto hanno nel corso degli ultimi secoli dato modo agli osservatori di fare importanti scoperte scientifiche.
La razza umana sta infatti prosperando nel breve (su scala temporale cosmica) periodo in cui il disco lunare può coprire perfettamente quello della nostra stella permettendo, grazie all’oscuramento della luce, di analizzare la corona o gli effetti gravitazionali e relativistici di una grande massa come quella solare: la prima conferma delle teorie di Albert Einstein fu possibile proprio in questo modo, il 29 maggio 1919, grazie alle due spedizioni organizzate in contemporanea nell’Isola di Principe (Guinea) e a Sobral (Brasile) dall’astrofisico britannico Arthur Eddington.
E anche in futuro tale possibilità ci sarà preclusa: la Luna si sta allontanando dalla Terra al ritmo di 3,8 cm all’anno e a un certo punto il disco lunare sarà più piccolo di quello solare. Ma è qualcosa che potranno vedere solo i nostri potenziali lontanissimi discendenti.
[Nella foto (credit: NASA Goddard Photo and Video) l’alba della Terra vista dalla Luna durante la missione Apollo 8]
Di Corrado Festa Bianchet