Londra: il Museo Charles Dickens acquista più di 300 lettere inedite da un collezionista privato

Londra: il Museo Charles Dickens acquista più di 300 lettere inedite scritte dall'autore da un collezionista privato

Il Museo Charles Dickens di Londra, in occasione del 208esimo compleanno di Charles Dickens, ha rivelato di aver acquistato più di 300 lettere inedite, scritte dall’autore del Canto di Natale quando era in vita, da un collezionista privato negli Stati Uniti.

Il museo, oltre alle lettere, ha acquisito anche articoli di giornale, strumenti per scrivere, gioielli, opere d’arte e libri, per una cifra di 1,8 milioni di sterline, pari a circa 2,3 milioni di dollari.

L’acquisizione, come affermato da Cindy Sughrue, rappresenta un tesoro:

“Un vero momento irripetibile per il museo.”

Il museo Charles Dickens e il suo rapporto con il gigante della letteratura inglese e mondiale

Situato nella prima casa abitata dalla famiglia Dickens, il museo custodisce preziose testimonianze sulla vita e sulla carriera del gigante della letteratura inglese e mondiale, come ad esempio la sua scrivania, le bozze scritte a mano e gli arredi originali della casa.

Dickens si trasferì nella casa di città, nella parte ovest di Londra, dove scrisse classici come Oliver Twist, The Pickwick Papers e Nicholas Nickleby nel 1837.

La lettura del primo dei suoi romanzi, Oliver Twist, ha spinto l’anonimo collezionista americano ad iniziare ad accumulare ricordi della vita di Dickens.

L’individuo ha trascorso 40 anni a curare gli oggetti in suo possesso – descritti come “la più consistente collezione privata di materiale su Charles Dickens mai vista in tutto il mondo” – con un vero occhio da intenditore.

A differenza delle recenti ricerche incentrate sulla morte e sulla sepoltura, sorprendentemente controverse, di Dickens, gli oltre 300 oggetti acquisiti dal museo si concentrano sulla vita personale e sul processo creativo dell’autore.

Le lettere di Charles Dickens: cosa contenevano?

Il materiale include anche 144 lettere scritte a mano, 25 delle quali assolutamente inedite.

Una lettera, intitolata Vino, include le istruzioni per una buona cena.

Dickens scrive:

“A cena lascia che ci sia una buona scorta di champagne su tutto il tavolo. Niente champagne prima della cena e meno vino possibile, indipendentemente dal tipo, prima di cena.”

L’autore continua, aggiungendo che il suo drink preferito sarà troppo forte per tutti gli ospiti della festa, tranne per Mark Lemon, fondatore della rivista satirica britannica Punch.

Per Dickens, i membri dello staff Mitchell (o John):

“Devono tenere il gin nel ghiaccio sotto il tavolo, tutta la sera, per darlo solo a me o al signor Lemon.”

Invece in una rara serie di corrispondenza, trovata completa, tra Dickens e una sua fan, l’autore dà consigli ad una giovane scrittrice danese:

“Lasciami avere la grande gratificazione di credere, un giorno, che la corrispondenza che hai aperto con me, abbia fatto del bene, e fatto un cuore più leggero e allegro di quello che hai trovato in te.”

Altre lettere suggeriscono che l’esercizio fisico sia stato la chiave di volta per mantenere la routine di scrittura (molto rigida) che si era imposto l’autore.

Dickens regalava regolarmente ai suoi colleghi storie di lunghe passeggiate e di escursioni in barca e a cavallo.

“Immagina di arrampicarmi su questo, con un grande palo che salta, e una mezza dozzina di punte di ferro allacciate alla suola delle mie scarpe, e mi lavo la faccia con la neve, e scendo a bere ghiaccio sciolto come il cristallo [sic], e barcollando a trascinarmi in posti come i sogni.”

In un’altra rivela di aver scritto dalle dieci in punto e di avere la testa “completamente fuori.”

Oltre alle lettere, le nuove aggiunte alla collezione del museo includono un ritratto incompiuto dell’autore, medaglioni che appartenevano a lui e a sua cognata, un attrezzo per scrivere con il pennino d’oro e le illustrazioni ad acquerello originali di Oliver Twist dell’artista George Cruikshank.

Gli articoli saranno catalogati e conservati prima di essere esposti online e nel museo.

“150 anni dopo la morte di Dickens” afferma Sughue, curatrice del museo, “è meraviglioso poter portare una collezione così ricca e importante nella sua prima casa di famiglia, diventata poi un museo.”

Le curiose (e bizzarre) abitudini di Charles Dickens

Charles Dickens, come ogni Acquario che si rispetti (era nato il 7 febbraio 1812 a Portsmouth), era un uomo molto singolare e con gusti particolari.

Fumava sigari dall’età di 15 anni, ma detestava le sputacchiere (allora molto diffuse), e per merenda adorava spuntini che, durante l’Età Vittoriana, erano considerati piuttosto esotici, come i lamponi e i datteri.

Inventò anche quello che lui chiamava “Il sandwich artistico”: un rotolo francese con burro, prezzemolo, uovo sodo e acciughe, un antenato dei moderni wraps.

Preferiva persino le docce fredde a quelle calde, ma questi furono soltanto alcuni dei suoi comportamenti davvero bizzarri e che lo accompagnarono per tutta la sua vita.

Tanto per iniziare, e una testimonianza supplementare ce l’hanno fornita le sue nuove lettere acquisite dal Museo Charles Dickens di Londra, Dickens era ossessionato dall’organizzazione.

Arrivò al punto da riorganizzare le camere di tutti gli hotel in cui dormiva. Lui poi era un comò sgargiante: si pettinava i capelli centinaia di volte al giorno e, altrettanto spesso, si preoccupava di guardarsi nello specchio.

Il letto in cui dormiva era sempre allineato verso il nord-sud, da una sua convinzione sui campi magnetici e sulla salute, e alcuni oggetti li toccava tre volte al giorno perché era convinto che portassero fortuna.

Era conosciuto tra i suoi contemporanei come il “Camminatore di Londra”, perché amava fare lunghe passeggiate in città e nei sobborghi per ricevere “ispirazione” per i suoi romanzi.

Spesso camminava di notte, arrivando a percorrere anche 20 miglia a piedi. L’aria umida e fredda di Londra peggiorava spesso la sua congestione cronica e il suo raffreddore.

Malgrado ciò lui continuò a camminare, imperterrito, per tutta la sua vita, o almeno, fino a quando non intervennero a fermarlo il dolore e il gonfiore causato dalla gotta.

Era affascinato dalla società svantaggiata e calpestata e, non di rado, visitava prigioni, asili, poveri e invalidi.

Dickens provava grande simpatia per i meno fortunati, tanto che non solo si spendeva in prima linea per aiutare i poveri e i cittadini delle classi inferiori di Londra, ma arrivò anche ad istituire una casa per “donne cadute” (prostitute) chiamata Sheperd Bush.

Il celebre scrittore era anche attratto dalla morte e dal lato oscuro della vita: sperimentò diverse volte il mesmerismo e seguì anche lezioni sull’argomento con amici e familiari.

Nel 1840 assistette all’impiccagione pubblica di François Courvoisier, un cameriere svizzero che era stato condannato a morte per aver tagliato la gola al suo datore di lavoro, Lord William Russell.

Il ricordo e l’impatto di quell’evento lo perseguitarono per anni, facendolo diventare un sostenitore convinto dell’abolizione della pena di morte e facendogli anche mettere in discussione la presenza della pena capitale nella sua Inghilterra.

Gli piacevano anche i nomi insoliti e sciocchi, che usò in abbondanza nei suoi romanzi, e diede anche soprannomi inusuali ai suoi figli: Charles era detto “Snodgering Blee”, Katey “Lucifer Box” (a causa del suo carattere infuocato) ed Edward, il suo figlio più giovane, “Plorn”.

Charles Dickens amava molto i suoi figli, ma la loro mancanza di slancio e di successo lo frustrò per buona parte della sua esistenza.

La delusione che provava per la sua famiglia era molto evidente visto che arrivava al punto da scrivere:

“Non sai cosa significhi guardare intorno al tavolo e vedere riflesso da ogni posto (dove siedono) qualche espressione orribilmente ben ricordata di inabilità a qualsiasi cosa.”

Proprio questa insofferenza provata nei confronti della sua famiglia, negli ultimi anni della sua vita, lo spinse a separarsi da Catherine, sua moglie, e dai suoi figli.

Subito dopo iniziò una relazione a lungo termine con una donna piu giovane, Ellen “Nelly” Ternan, che di mestiere faceva l’attrice.

Quando si incontrarono, lei aveva appena 18 anni, mentre Dickens ne aveva 45. Lui le comprò una casa e pagò tutte le sue spese, tenendola lontana dalla moglie e dalla famiglia.

Alcuni biografi ipotizzano che Dickens e la sua amante ebbero anche un bambino, morto poco dopo la sua nascita.

Di Francesca Orelli

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