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Genere: la questione è anche non stare troppo solo da una parte

Qualche tempo fa, sui social, avevo visto un video decisamente significativo sulla lunga strada verso la parità di genere: in un lago, ci sono due imbarcazioni; su un’imbarcazione c’è un uomo e sull’altra una donna. Si sfidano a chi arriverà per primo al traguardo.

Partono insieme, ma mentre l’uomo va via spedito, senza intoppi verso il traguardo, la donna trova sulla sua rotta piccole piattaforme galleggianti con sopra lavatrici, pentole, spazzoloni e carrelli della spesa da superare, che le sottraggono preziose energie per la gara. Immaginate chi abbia vinto.

Il video era tanto semplice, quanto immediato ed efficace nel veicolare il messaggio di quanta differenza ci sia ancora oggi, sotto molteplici punti di vista, fra uomini e donne, nonostante il punto di partenza sia il medesimo.

Limitiamoci al solo ambito lavorativo, senza pensarci troppo ci vengono in mente molte misure che giustamente negli ultimi tempi sono state prese per favorire l’occupazione delle donne e per permettere la conciliazione fra tempi pubblici e privati.

Tanti interventi servono a mitigare la troppo famosa disparità che raccontava il video, interventi che, laddove possibile, sono introdotti dalla legge oppure vengono comunque affrontati sui mass media nelle varie forme possibili per sensibilizzare la società.

Quanto parliamo di questione di genere “al maschile”?

A fronte di quest’attenzione “al femminile”, tuttavia mi pare carente o, comunque, inadeguato il focus che, almeno dal punto di vista sociale, si dedica al mondo maschile quando si parla di politiche di genere. 

Sono, a mio avviso, trascurati alcuni aspetti di sensibilizzazione relativi alla parità di fatto che manca nei confronti del genere maschile in alcuni ambiti che, biologicamente e socialmente, sono da sempre considerati di competenza delle donne.

Mi spiego meglio con un paio di esempi: dalla notte dei tempi, sono state le donne a prendersi cura dei figli e, da sempre, sono gli uomini a doversi mostrare forti, mentre alle donne è permesso avere momenti di debolezza, anche in pubblico, come ad esempio piangere.

Molto si è fatto, a livello legale e sociale, per scardinare questi due paradigmi a favore delle donne: anche se la strada per la parità è ancora lunga, la legge ad esempio oggi riconosce alle donne il diritto di lavorare e fare carriera e la nostra società accetta questa situazione. 

Quanto al comportamento, una donna che si dimostri forte, autoritaria, decisa e determinata, o come si diceva una volta che “indossi i pantaloni” suscita stima e rispetto.

Sensibilizzare l’opinione pubblica sulla parità di genere anche al maschile

Fermiamoci per un attimo e guardiamo questi due aspetti dal punto di vista maschile.

La legge riconosce anche ai padri lavoratori permessi e assenze per prendersi cura dei figli, ma sinceramente quanto la società è benevola nei loro confronti? 

In molte realtà, non in tutte per fortuna, la vita dei padri che si assentano dal lavoro per curare un figlio è dura: la giustificazione deve essere sempre pronta. “La mia compagna domani non può” o la richiesta è “solo per oggi!” sono solo due delle frasi più ricorrenti da usare.

Il rischio, altrimenti, è quello di passare per un mammo o, peggio, per un fannullone, uno di quelli che le sa tutte pur di non lavorare. Pregiudizi ancora oggi radicati e che, di fatto, limitano e condizionano molti padri lavoratori.

Un tema sul quale, purtroppo, i mass media non fanno molto per sensibilizzare l’opinione pubblica. Passando, invece, all’atteggiamento e alla sensibilità: dicevo sopra che dimostrarsi forte da parte di una donna è un pregio, possiamo dire lo stesso di un uomo che si mostri troppo sensibile?

Non credo proprio: la nostra cultura e la nostra società non hanno metabolizzato l’immagine dell’uomo sensibile soprattutto se riveste certi ruoli. Il “vero uomo” nella vita e nel lavoro è deciso, determinato e forte.

Il “vero uomo” non è, in altre parole, una femminuccia o una mammoletta: un mantra che dalla culla in poi ha cresciuto generazioni di uomini per i quali mostrare anche solo indecisione è debolezza, mancanza di carattere.

Riprendendo l’immagine iniziale, a mio avviso, la traversata verso la parità di genere è possibile, ma deve essere affrontata da noi tutti insieme, a bordo della stessa imbarcazione e remando simultaneamente. Il rischio altrimenti è spostare la rotta troppo da un lato. O troppo dall’altro.

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