6 Ottobre 2024
Gallus gallus

Una coppia di Galli bankiva (Gallus gallus), il gallo rosso della giungla ritenuto l'antenato del moderno gallo domestico, qui ritratta in una classica illustrazione del 1881 di Edward Neale.

Non solo la domesticazione dei polli è molto più recente di quanto finora ritenuto, ma addirittura furono a lungo oggetto di venerazione e non fonte di cibo, rivela uno studio internazionale su larga scala.

I popoli occidentali in particolare sono talmente abituati a nutrirsi di polli da dare per scontato ciò sia sempre avvenuto, ma un nuovo studio che ha coinvolto università di Regno Unito, Germania, Francia e Argentina getta una nuova luce sull’argomento, mostrando come il rapporto fra esseri umani e gallinacei sia storicamente molto più complesso di quanto si potrebbe immaginare.

Vengono innanzitutto ora messe in discussione le ipotesi precedenti secondo le quali galli e galline erano stati domesticati già 10.000 anni fa fra Cina, India e sudest asiatico mentre la loro presenza in Europa risalirebbe a più di 7.000 anni fa. Il nuovo studio individua nella diffusione delle coltivazioni di riso a secco nel sudest asiatico la forza trainante che condusse alla domesticazione del pollo: in quella regione un suo antenato selvatico, uccello rosso della giungla (Gallus gallus), venne infatti attratto dall’abbondanza di questa nuova fonte di cibo, allontanandosi dal suo ambiente arboricolo e venendo a sempre più stretto contatto con l’uomo.

Animali esotici oggetto di venerazione

La domesticazione era in corso in quella zona dell’Asia intorno al 1.500 a.C. e da lì i polli avrebbero raggiunto il resto del continente e poi in tutto il Mediterraneo lungo le rotte marittime utilizzate dai primi commercianti greci, etruschi e fenici. Durante l’età del ferro tuttavia essi non venivano considerati una fonte di cibo, tutt’altro: erano oggetto di venerazione.

Gli studi rivelano che molti dei primi polli venivano sepolti da soli, non macellati, oppure insieme a persone: gli uomini spesso seppelliti con galli e le donne con le galline. Sarebbero stati, solo più tardi, gli antichi romani a contribuire a rendere popolari polli e uova come cibo e a diffonderne il consumo con l’espandersi dell’impero, tanto che in Gran Bretagna il consumo regolare non ebbe inizio prima del III secolo d.C. e soprattutto in aree urbane o a presenza militare.

Gli esperti hanno sottoposto a nuove analisi campioni ossei in gran parte già studiati, resti di pollo rinvenuti in oltre 600 siti distribuiti lungo 89 Paesi, così come hanno esaminato i luoghi di sepoltura e la documentazione storica riguardo le culture relazionate ai reperti. Le ossa più antiche di quello che si può già definire pollo domestico sono quelle scoperte nel villaggio di Ban Non Wat e risalgono al 1650-1250 a.C., periodo Neolitico thailandese.

La domesticazione dei polli è assai più recente di quanto finora ritenuto

Secondo la datazione al radiocarbonio, inoltre, 23 di quelli che sono ritenuti i resti più antichi di polli rinvenuti fra la parte occidentale del continente eurasiatico e l’Africa nordoccidentale sono in realtà molto più recenti di quanto finora ritenuto, collocandone l’arrivo a non prima dell’800 a.C. mentre affinché dal Mediterraneo si adattassero ai più freddi climi del Nord Europa (continentale e arcipelago britannico) sarebbe stato necessario un ulteriore millennio.

È la prima volta che la datazione al radiocarbonio viene utilizzata per studiare su larga scala i rapporti che nel corso dei millenni hanno legato i gallinacei alle società umane e secondo gli autori della ricerca i risultati dimostrano quanto fosse sbagliata la nostra comprensione del tempo e del luogo di domesticazione dei polli, innanzitutto, così come il ruolo di catalizzatore ricoperto dalle coltivazioni a secco di riso nel determinarne la diffusione a livello globale insieme alle rotte marittime e all’adattabilità della loro dieta.

“Il fatto che i polli siano oggi onnipresenti e popolari eppure domesticati in tempi relativamente recenti è sorprendente. La nostra ricerca mette in evidenza il importanza di solidi confronti osteologici, datazione stratigrafica certa e collocazione dei primi reperti nel loro più ampio contesto culturale e ambientale” commenta la professoressa Ophélie Lebrasseur del CNRS/Université Toulouse Paul Sabatier e dell’Instituto Nacional de Antropología y Pensamiento Latinoamericano mentre la professoressa Naomi Sykes dell’Università di Exeter conclude: “Mangiare polli è talmente comune che la gente pensa non sia esistito un tempo in cui non lo facevamo. Le nostre prove dimostrano che la nostra relazione passata con i polli era molto più complessa e che per secoli i polli sono stati celebrati e venerati”.

Per approfondimenti: Best, J. et al, Redefining the timing and circumstances of the chicken’s introduction to Europe and north-west Africa, Antiquity (2022) e Peters, J. et al, The biocultural origins and dispersal of domestic chickens, Proceedings of the National Academy of Sciences (2022).

Guarda anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Sito in manutenzione

Sito attualmente in manutenzione, ci scusiamo per eventuali disagi

th (2)