Dante era presuntuoso, secondo il suo contemporaneo Giovanni Villani

Al menzionare Dante Alighieri, sono tantissimi gli aggettivi che ci saltano alla mente, tutti legati alla sua attività letteraria e alle sue composizioni che hanno fondato la letteratura italiana. Facciamo un viaggio nel tempo e vediamo cosa ne pensava un suo contemporaneo, Giovanni Villani.

Giovanni Villani e la “Nova Cronica”

Giovanni Villani, cronista e storico del Trecento, ha composto un’opera imponente, “Nova Cronica”, composta complessivamente da 13 libri, di cui Giovanni curò i primi 11, mentre gli ultimi due vennero completati, dopo la morte di Villani, dal figlio Matteo e dal nipote Filippo.

In “Nova Cronica”, Villani descrive sia la storia della sua città Firenze che fatti a lui contemporanei, alternando uno stile quasi epico per i fatti più remoti a uno più oggettivo, basato su statistiche per gli avvenimenti del suo tempo.

Nei turbolenti anni della Firenze del Trecento, Villani trova spazio e tempo da dedicare anche per la descrizione di uno dei personaggi culturali più importanti non solo di allora, ma anche di sempre, Dante Alighieri.

Villani ci parla del Sommo Poeta, in occasione della sua morte, sopraggiunta nel 1321 quando si trovava a Ravenna. Villani coglie la palla al balzo per tratteggiare al lettore la figura del poeta, con cenni sia alla persona che alle opere.

Il racconto è minuzioso e dettagliato, complice anche la condivisione della patria fiorentina, e Villani ci fornisce informazioni molto precise sulla nascita e gioventù di Dante, delle vicende che lo hanno portato all’esilio e sulla situazione socio politica dell’epoca.

Non mancano riferimenti alle opere composte, dalla Vita Nova alla Divina Commedia. Quest’ultima, riporta Villani, è stata composta in stile raffinato con ricorso a similitudini e immagini, affrontando questioni morali, teologiche e filosofiche.

Il giudizio personale di Villani

Accanto alla descrizione oggettiva delle opere dell’autore della Divina Commedia, Villani aggiunge  un parere personale sul proprio concittadino: il cronista qualifica Dante presuntuoso a causa delle sue conoscenze e del vasto sapere.

Il giudizio su Dante ci colpisce in duplice modo: da una parte, non siamo abituati a leggere commenti e opinioni personali in testi di natura storica e oggettiva, dall’altra la nostra considerazione di Dante è talmente alta che mai ci saremmo aspettati un commento negativo.

Eppure, smarcandoci dalla singola parola, va sicuramente sottolineato che Giovanni Villani annovera Dante come uno dei più grandi fiorentini di sempre, un riconoscimento che vale ancor di più se consideriamo che i due appartenevano a fazioni politiche opposte.

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