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Le Falkland e la millenaria presenza umana e canina pre-europea

Ubicate in oceano aperto a 600 km dal più vicino approdo sulla terraferma, l’arcipelago delle Falkland è stato a lungo ritenuto abitato da esseri umani solo in seguito alla colonizzazione europea iniziata nel corso del 1700 (qualche decennio dopo il primo avvistamento ufficiale). Tuttavia recenti ricerche anticipano di molto tale data e cambiano i protagonisti.

Un team multidisciplinare che include ricercatori della National Science Foundation (NSF) e del UMaine Climate Change Institute ha condotto la prima estesa ricerca scientifica volta a comprendere la presenza umana sulle Falkland fin dai tempi preistorici, basato anche sulla raccolta di campioni come ossa di animali e residui di carbone indicativi di uso consapevole del fuoco.

Sono state utilizzate diverse tecniche per la datazione dei reperti, a partire dal radiocarbonio

Negli svariati siti studiati nel corso di diverse spedizioni, la più antica testimonianza individuata risale a 8.000 anni fa su New Island, nella parte sudoccidentale dell’arcipelago: l’analisi dei cumuli di torba è stato addirittura in grado di evidenziare un notevole incremento nell’uso del fuoco nell’anno 150, poi nel 1410 e infine nel 1770, nell’era della colonizzazione europea.

Nella stessa zona in cui era stata ritrovata una punta di freccia compatibile con quelle in uso in Sudamerica da almeno un millennio, i ricercatori hanno poi rinvenuto ossa appartenenti a pinguini e leoni marini raccolte in cumuli distinti all’interno dello stesso sito: le caratteristiche (tipologia, volume, luogo) indicano trattarsi con grande probabilità di opera dell’uomo.

Numerosi reperti indicano viaggi fra il Sudamerica e le Falkland fra il 1275 e il 1420, ma vi sono nondimeno indicazioni indirette che esse fossero state raggiunte molto prima: un dente di Dusicyon australis, anche noto come warrah o, non a caso, volpe delle Falkland, è datato al radiocarbonio al 3450 a.C. e appartiene quindi al più antico esemplare conosciuto di questa specie.

Dalla domesticazione alla scomparsa, sempre per mano dell’uomo

Gli europei trovarono al loro arrivo il Dusicyon australis, l’unico mammifero terrestre abitante le isole, e lo cacciarono fino all’estinzione, nel 1856. Il primo caso mai registrato per un canide. Ma com’era arrivato sulle Falkland, qual era la sua origine? Persino Charles Darwin se lo chiedeva. L’idea dell’introduzione da parte di uomini pre-europei aveva incontrato l’ostacolo della mancanza di prove scientifiche, ma le nuove ricerche puntano oggi proprio in questa direzione.

Gli stessi ricercatori già nel 2018 grazie ad analisi isotopiche e datazione al radiocarbonio di tre ossa di Volpe delle Falkland ne avevano individuato una dieta costituita principalmente da predatori di mare come foche e otarie. Sebbene non possa essere esclusa un’attitudine saprofaga lungo le coste, tale dieta corrisponde con quella degli antichi marinai sudamericani. Sappiamo che nel continente avevano già domesticato le volpi e i nuovi studi ampliano l’importanza che questi canidi possono aver avuto nel loro ruolo di compagni degli umani per migliaia di anni anche nel Nuovo Mondo.

Probabilmente nel corso di millenni le Falkland funsero da approdo temporaneo per i navigatori sudamericani

L’introduzione di un predatore in un ambiente isolato avrà naturalmente avuto un grande impatto sulla fauna locale, modificando profondamente un’ecologia che includeva nidi a terra di pinguini, cormorani e albatros. E uno studio del 2020, sempre guidato dallo UMaine Institute, aveva evidenziato la nascita di insediamenti da parte di uccelli marini 5.000 anni fa, in coincidenza con un repentino calo nelle temperature della zona e conseguenti alterazioni nell’ecosistema locale.

Lo studio del passato dell’arcipelago delle Falkland sta iniziando a restituire il diritto alla storia alle antiche popolazioni sudamericane pre-colonialismo europeo, intrecciandosi con le necessità odierne della sussistenza della popolazione locale legata alle attività tradizionali ma anche a un turismo ecosostenibile e la salvaguardia dell’ambiente naturale caratteristico di questo isole.

Fonte: Evidence of prehistoric human activity in the Falkland Islands, Science Advances (2021).

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