La Primavera di Botticelli (Parte I)

La Primavera di Botticelli viene considerata uno dei più grandi capolavori della storia dell’arte in tutto il mondo e rappresenta il primo dipinto del periodo rinascimentale che raffigura un soggetto di tipo mitologico. L’opera fu realizzata dal pittore fiorentino Sandro Botticelli intorno al 1480 su commissione di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici.

Numerosi sono stati nel corso dei secoli gli studi e le interpretazioni di questo straordinario dipinto, lungo più di tre metri e alto circa due. Già il Vasari nel 1550, in una sua annotazione, riferisce di averla vista nella Villa di Castello (nella zona collinare di Firenze) accanto alla Nascita di Venere dello stesso Botticelli, e la cita come “Venere che le Grazie fioriscono, dinotando Primavera” (da qui il titolo dell’opera e le interpretazioni successive). Vediamo insieme la descrizione, l’analisi dell’opera ed il suo significato.

Descrizione e analisi dell’opera

La Primavera di Botticelli rappresenta una scena che si svolge in un boschetto (identificato con il Giardino delle Esperidi), in cui alberi colmi di arance formano una sorta di cupola e fanno ombra sui personaggi. Questi sono disposti quasi simmetricamente su un prato costellato da piccoli fiori, mentre sullo sfondo si intravede un cielo azzurro tenue.

La composizione è bilanciata ed armoniosa e ruota attorno al perno centrale costituito dalla donna con la veste bianca di seta e il drappo rosso e verde. L’intera scena è costituita da nove personaggi e va letta da destra verso sinistra. Basandosi sui riferimenti del Vasari, l’identificazione dei vari personaggi è stata realizzata da Adolf Gaspary nel 1888 ed è stata universalmente accettata dalla critica, nonostante ancora oggi sfugga il significato complessivo della scena ed è per questo che esistono varie interpretazioni dell’opera.

Sandro Botticelli, La Primavera, 1480 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze.

A partire da destra, dunque, troviamo Zèfiro (personificazione del vento che soffia da nord-ovest e messaggero della primavera), che insegue e rapisce l’amata ninfa Cloris e la mette incinta, facendola trasformare nella dea della Primavera, Flora, la quale viene raffigurata come una donna dalla lunga veste fiorita mentre sparge sulla terra i fiori che tiene in grembo (gli studiosi hanno individuato un’infinita varietà di specie vegetali, oltre 130, dipinte con estrema minuziosità dall’artista). È in questo modo che il pittore vuole chiaramente alludere all’imminente rinascita della natura nelle sue forme più rigogliose.

Al centro del dipinto troviamo Venere, dea della bellezza e della fecondità, che viene raffigurata come all’interno di una nicchia formata dagli alberi e dalle piante, sovrastata dal figlio Cupido, dio dell’amore, raffigurato bendato e nell’atto di scagliare una freccia infuocata verso una delle Tre Grazie. Le Muse sono raffigurate con lunghe veste semitrasparenti mentre stanno danzando tenendosi per mano e con le dita intrecciate tra loro. Sulla sinistra, infine, il dio Mercurio dai calzari alati allontana le nubi con il suo caduceo.

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