Nuotatori nell'antico Egitto

L’alternanza fra verde e deserto negli ultimi 160.000 anni nel Sahara

Una serie di carotaggi nei fondali del Golfo della Sirte, nel nord della Libia: la ricerca ha avuto inizio nel 2011 grazie ai sondaggi effettuati da una missione del vascello scientifico Pelagia con lo scopo di aumentare la comprensione del meccanismo dei cambiamenti climatici in Nordafrica con particolare riferimento al Sahara, attualmente la più vasta area desertica del pianeta.

Pitture rupestri testimoniano la presenza nel Sahara di flora e fauna oggi assenti e persino umani che nuotano nei fiumi

L’analisi di queste colonne di dieci metri di fango prelevate nel Mediterraneo in prossimità delle foci di antichi fiumi, che preservano nelle varie stratificazioni il differente materiale organico o inorganico (crostacei, sabbia, rocce) da essi di volta in volta depositato nei periodi di attività, unita all’utilizzo di modelli e simulazioni computerizzate, permette ai ricercatori di ricostruire l’evoluzione climatica nel corso degli ultimi 160.000 anni dell’ambiente circostante.

Da precedenti ricerche era già noto che una moltitudine di fiumi in effetti scorreva in quella che oggi è un vasto deserto e che i letti si sono alzati e abbassati nel corso dei millenni, ma questo nuovo studio ha permesso di ricostruire i meccanismi che regolano i cambiamenti climatici e cosa possa portare nel centro del Sahara una quantità di pioggia sufficiente a riattivare i corsi d’acqua.

La ricerca conferma quanto siano delicati gli equilibri e i grandi cambiamenti dovuti ad apparentemente piccole variazioni

Secondo i risultati degli studi, leggere variazioni nell’orbita terrestre e il periodico scioglimento e accrescimento dei ghiacci nelle calotte polari contribuirono non solo all’innalzarsi e abbassarsi del livello degli oceani ma anche alla quantità di acqua presente allo stato aeriforme in atmosfera, in grado poi di condensarsi per ricadere sotto forma di pioggia, generando un alternarsi di estrema aridità e ambienti rigogliosi.

Tutto questo va a inserirsi come una tessera in un mosaico, in una visione d’insieme che include il comprendere come i cambiamenti climatici abbiano influito nelle migrazioni umane nel passato e come potranno farlo in futuro, considerando inoltre il ruolo delle immissioni di sostanze dannose nell’atmosfera conseguenti all’industrializzazione globale.

Fonte: Cécile L. Blanchet et al. “Drivers of river reactivation in North Africa during the last glacial cycle”, Nature Geoscience (2021)

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