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Il luogo più pericoloso della Terra? I fiumi del Sahara (all’epoca dei dinosauri)

Quale potrebbe essere il luogo più pericoloso che un ipotetico viaggiatore nel tempo umano potrebbe visitare, lungo tutto l’arco della storia del nostro pianeta? Probabilmente il deserto del Sahara, come rivela l’analisi di un’area ubicata lungo il confine fra Marocco e Algeria.

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Si tratta dei Kem Kem Beds, Una formazione geologica i cui strati ci portano fino al Cretaceo Superiore (fra i 66 e i 100,5 milioni di anni fa), l’era da cui provengono molti dei dinosauri più conosciuti nella cultura popolare, incluso il tirannosauro. Che però non era di casa in Nordafrica.

Nondimeno, 100 milioni di anni fa questa zona oggi desertica era verdeggiante e ricca di fiumi (da cui beds, letti in inglese) nei cui pressi si aggiravano alcuni fra i più grandi e feroci predatori mai apparsi sulla Terra: il Carcharodontosaurus, lungo fino a otto metri con lunghe mascelle costellate di denti di venti centimetri, il raptor denominato Deltadromeus, anch’esso di otto metri e con zampe posteriori insolitamente lunghe e snelle in rapporto alla stazza, e inoltre diverse specie di pterosauri (rettili volanti cugini dei dinosauri) e di coccodrilli, molto più grandi di quelli che possiamo vedere oggi.

Grandi predatori, grandi prede

E più grande rispetto a oggi, fino a cinque volte, era anche una delle prede principali di questi predatori, ovvero il celacanto, pesce noto poiché a lungo ritenuto estinto da 66 milioni di anni ma in realtà ancora vivente fra le acque del Sudafrica e l’oceano Indiano. In effetti cento milioni di anni fa nell’attuale deserto del Sahara vi era abbondanza di fauna ittica, inclusi pesci dotati di polmoni (coanoitti o dipnoi), che a differenza di balene e delfini non sono mammiferi.

Gli squali comparvero prima dei dinosauri e sopravvissero alla loro estinzione

E le acque stesse erano, prevedibilmente, l’habitat di predatori come l’Onchopristis, uno squalo d’acqua dolce diffuso un po’ in tutto il mondo durante l’era dei dinosauri, caratterizzato, similmente al pesce sega, da un rostro lungo due metri e mezzo costellato lateralmente per tutta la sua lunghezza di affilatissimi denti che in alcune specie terminavano a uncino. Non sarebbe certo il caso di fare il bagno nelle acque dimora di questo cacciatore lungo fino a dieci metri!

Questa ricerca sul Kem Kem, la più estesa e approfondita dal tempo della sua scoperta, ha inoltre ora suddiviso l’area in due zone distinte, la formazione Gara Sbaa e la formazione Douira, ed è stata effettuata da un team internazionale che include le Università di Detroit, Chicago, Montana, Portsmouth, Leicester (Regno y), Casablanca (Marocco), McGill (Canada) e il Museo di Storia Naturale di Parigi.

Lo studio è stato pubblicato su ZooKeys, rivista scientifica peer-reviewed e open access specializzata in zoologia, tassonomia, filogenesi e biogeografia.

Di Corrado Festa Bianchet

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