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Ventiquattro pianeti potenzialmente più abitabili della Terra

La ricerca di forme di vita al di fuori del nostro pianeta ha spesso avuto come presupposto l’idea di trovare una gemella della Terra, per dimensioni e condizioni. Ma oggi è sempre più diffusa la convinzione fra gli specialisti, gli esobiologi, che non sia una base corretta da cui partire.

La Terra ospita nella propria orbita un satellite eccezionalmente grande, in proporzione

Una delle ragioni di chi sostiene per lo sviluppo di forme di vita intelligenti è vi sia la necessità di tante condizioni particolari che devono verificarsi contemporaneamente. Per la Terra si reputa indispensabile la presenza della Luna, che orbitando intorno a noi funge da stabilizzatore creando le condizioni per il succedersi delle stagioni in modo relativamente graduale, regolare e tranquillo.

Senza la Luna la Terra sarebbe più instabile, maggiormente soggetta alle perturbazioni causate dall’avvicinarsi o allontanarsi degli altri pianeti.
Il nostro satellite dovrebbe inoltre aver avuto un ruolo decisivo nel rallentare la velocità di rotazione del pianeta sul suo asse: senza la Luna, ancora oggi forse un giorno durerebbe una decina di ore, con la superficie costantemente spazzata da venti a 100 o 200 chilometri orari.

Una superterra è un pianeta roccioso di massa tre volte la Terra, o più

Questo si aggiunge alla necessità di trovarsi in orbita intorno a una stella tranquilla, all’interno della fascia abitabile (la Zona Riccioli d’Oro, abbastanza vicino affinché l’acqua resti liquida, non tanto lontano perché ghiacci).
Tuttavia fino alla metà degli anni 90 avevamo come unico riferimento il nostro sistema solare, mentre oggi la casistica include migliaia di esopianeti inclusi oggetti non presenti intorno al Sole, le cosiddette superterre.

Una ricerca guidata dalla Washington State University (WSU) pubblicata su Astrobiology a firma di Dirk Schulze-Makuch, René Heller, and Edward Guinan ha ridotto il campo di ricerca a 24 sugli oltre 4000 esopianeti finora individuati. Ci si è basati su alcune caratteristiche specifiche: pianeti rocciosi un po’ più grandi della Terra e più vecchi (un’età compresa fra i cinque e gli otto miliardi di anni), in orbita intorno a stelle a loro volta un po’ più anziane del Sole nonché più fredde.

Un ambiente in potenza molto più sereno

Questa tipologia di pianeta che orbita con maggiore lentezza della Terra intorno a una stella tranquilla e dalla vita più lunga del Sole presenterebbe condizioni ambientali perfino migliori per lo sviluppo di forme di vita complesse rispetto a quelle di casa nostra. In aggiunta all’ipotesi, avanzata fin dai primi tempi della loro scoperta, che una superterra proprio in virtù della massa maggiore non avrebbe bisogno dell’effetto stabilizzante di un grosso satellite.

Va precisato che non sono state scoperte prove effettive dell’esistenza di forme di vita su nessuno di questi 24 pianeti: si è voluta creare una lista di oggetti di studio promettenti sui quali poter concentrare l’attenzione dei telescopi spaziali sempre più perfezionati che entreranno in funzione nel prossimo futuro.

Il passato della Terra, anche al netto di eventi esterni, è davvero turbolento

L’abitabilità della Terra è stata (e sarà ancora) soggetta a evidenti, a volte drammatiche, fluttuazioni nel corso dei miliardi di anni della sua esistenza; è possibile essa non rappresenti un’eccezione nel cosmo per la presenza di forme di vita intelligenti ma per il fatto che si siano sviluppate in un ambiente problematico e instabile.

Comunque non è ancora il caso di preparare le valigie per trasferirsi su un pianeta più ospitale: i 24 della lista si trovano tutti a una distanza superiore ai 100 anni luce da noi.

Di Corrado Festa Bianchet

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