Riciclo migliorativo: materiali di qualità dagli scarti plastici e organici
Con il termine inglese upcycling ci si riferisce a qualcosa di diverso dal riciclo: si intende un impiego diverso di un oggetto rispetto alla sua funzione originale, possibilmente aumentandone nel contempo il valore. In questo modo un oggetto divenuto scarto viene invece riutilizzato in modo proficuo.
Uno dei problemi del riciclo delle materie plastiche consiste infatti nei costi elevati, tenendo in considerazione la necessità di un procedimento pulito, a sua volta non inquinante. Ricercatori della Scuola di Ingegneria del Royal Melbourne Institute of Technology (RMIT) hanno ora messo a punto un sistema in grado di combinare le due modalità di recupero della plastica.
Una metodologia pulita e scalabile
Il procedimento proposto dai ricercatori australiani è conveniente dal punto di vista economico e permette di ottenere materie prime di alta qualità dagli scarti plastici (laddove coi metodi tradizionali essi finiscono con l’essere di qualità inferiore al materiale d’origine) in modo pulito, combinandolo con il riciclo di biomasse organiche come gli scarti agricoli.
Il procedimento in due passaggi implica una prima fase in cui gli scarti organici vengono convertiti in biochar (un particolare carbone già in uso per esempio proprio in agricoltura per migliorare la qualità del suolo) che viene in questo caso sfruttato come catalizzatore per purificare la plastica scomposta nei suoi componenti dagli elementi tossici contaminanti.
Il giro d’affari dei nanotubi di carbonio è già dell’ordine dei miliardi di euro all’anno
Dalla plastica si ottengono in questo modo un carburante liquido di elevata qualità e nanotubi di carbonio che vanno a ricoprire gli agglomerati di biochar, utilizzabili in modo diretto sempre per incrementare la salute dei terreni agricoli ma con un effetto potenziato; oppure dopo un processo di esfoliazione i nanotubi possono essere immessi in un mercato dalla richiesta già ampia e in forte crescita in numerosi campi di utilizzo, a partire dal settore aerospaziale.
In laboratorio il procedimento ha riguardato il polipropilene, materiale di ampio uso negli imballaggi. Tuttavia la tecnica può essere applicata a una vasta gamma di plastiche con variazioni nella qualità finale dei prodotti che andrà certo approfondita di caso in caso, ma questa tecnica di upcycling è adatta a ogni polimero, l’ingrediente base della plastica.
Per ulteriori informazioni: “Conversion of pyrolytic non-condensable gases from polypropylene co-polymer into bamboo-type carbon nanotubes and high-quality oil using biochar as catalyst“, Journal of Environmental Management.