Haruki Murakami e il Nobel mancato

Dici “Paese del Sol Levante” e la mente vola al folklore di una cultura così lontana e così affascinante allo stesso tempo. Dici “Haruki Murakami” e d’improvviso tutto ciò si dissolve velocemente, come un sogno al risveglio.

Haruki Murakami: la voce del Giappone contemporaneo

Nessuno come lui ha saputo dare voce al Giappone moderno e contemporaneo, fatto di metropoli e ritmi frenetici, una realtà viva e vivace, fluida e sfuggente che strizza l’occhio ai giovani, abbandonando le tematiche care alla tradizione nipponica. 

Che sia una reazione ai gusti paterni (entrambi i genitori sono stati insegnanti di letteratura giapponese), che sia una forma di ribellione all’estrema rigidità della sua generazione importa relativamente.

Ciò che colpisce dei romanzi di Murakami è da una parte l’occidentalità allo stato puro, sia per i temi che per la forma semplice, chiara quasi minimalista, molto vicina a quella in uso dagli scrittori americani che Murakami ha tradotto in giapponese (Carver su tutti).

E dall’altra parte la componente del “realismo magico” cioè la presenza di elementi surreali, magici che sfuggono alla comune esperienza sensoriale e che, nonostante gli sforzi, rimangono enigmatici ai lettori.  

Il mix di questi elementi ha portato Murakami, classe 1949, a essere lo scrittore giapponese più conosciuto al mondo. Un ottimo traguardo dal punto commerciale, indubbiamente, ma che sembra non essere apprezzato dall’Accademia di Svezia.

Pare ormai assoldato che il Nobel Letteratura venga assegnato a scrittori non particolarmente noti al grande pubblico e, da questo punto di vista, possiamo concludere che Murakami e il Nobel appartengono a due pianeti differenti.

Murakami e il Nobel: il tifo dei fan e l’indifferenza di Haruki

Nonostante queste premesse, i lettori di Murakami sono particolarmente attenti ogni anno quando viene assegnato il Nobel letteratura, rimanendo puntualmente delusi della mancata assegnazione al proprio beniamino.

Qualcuno ha iniziato a proporre parallelismi con Leonardo Di Caprio che, prima di vincere l’Oscar nel 2016, è passato per cinque candidature in 22 anni e altri hanno avanzato ipotesi di “maledizioni” fra Murakami e il Nobel.

L’aspetto più divertente di questa situazione viene da Murakami stesso che, stando alle sue dichiarazioni, è completamente indifferente per non dire intimorito dall’eventuale assegnazione dell’ambito premio. 

In più occasioni, interpellato in merito, lo scrittore ha dichiarato di non attribuire particolare valore al premio e, in un’altra circostanza, ha affermato che aggiudicarsi dei premi equivale a porre la parola “fine”. 

Sicuramente un atteggiamento non comune che rivela, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto il pensiero di Murakami esca dal coro e rappresenti un punto di rottura con quanto ci aspettiamo, con quanto si ritiene “scontato”.

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