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Enorme radiotelescopio in un cratere lunare: l’idea della NASA

Un gigantesco radiotelescopio costruito usando come base di supporto un cratere lunare. Non esiste ancora un progetto ufficiale, si tratta di un concetto reso pubblico dal dottor Saptarshi Bandyopadhyay attraverso un post sul blog della NASA.

L’idea è assai meno estrema e azzardata di quanto potrebbe sembrare di primo acchito: i radiotelescopi sono stati, e continuano a essere, fondamentali per la comprensione dell’universo in cui viviamo, in grado di fornirci informazioni assolutamente inaccessibili attraverso un’esplorazione limitata alla sola luce visibile, con i classici telescopio galileiani o newtoniani.

Un’unica, enorme parabola

Si tratterebbe di un classico radiotelescopio a singola apertura, in contrasto con il metodo interferometrico che consiste nel creare una sorta di telescopio virtuale attraverso l’impiego di diverse piccole antenne opportunamente posizionate; il più famoso dispositivo di questo tipo resta probabilmente tutt’ora il radiotelescopio di Arecibo, Porto Rico: un disco concavo del diametro di 305 metri noto anche per essere stato utilizzato nel 1974 per inviare un messaggio verso l’Ammasso Globulare di Ercole, a 25000 anni luce da noi, una breve testimonianza dell’esistenza di forme di vita intelligenti sul nostro pianeta; tuttavia osservatori più grandi sono nel frattempo stati edificati, fino al FAST situato nella provincia di Guizhou in Cina, coi suoi 500 metri di diametro.

Le opportunità ambientali offerte dalla Luna

Anche a casa nostra per antenne enormi come queste si sfrutta quanto possibile la presenza di strutture naturali adatte ad accoglierle, ma le differenti condizioni sulla superficie del nostro satellite, assenza di atmosfera che potrebbe interferire con le rilevazioni e gravità pari a un sesto di quella terrestre, rendono di notevole interesse il concetto elaborato dai ricercatori della NASA.

Il cratere prescelto, del diametro fra 3 e 5 km, si troverebbe nel lato nascosto della Luna, quello che dalla Terra non vediamo mai; con un’antenna così posizionata saremmo in grado per esempio di esplorare lo spazio profondo nella banda delle onde corte, le più usate dai radioamatori proprio perché, grazie allo scudo formato dalla ionizzazione degli strati alti dell’atmosfera (la ionosfera, appunto), esse rimbalzano permettendo comunicazioni a lunga distanza all’interno del pianeta; ma per la stessa ragione siamo in gran parte schermati da quelle, al di sotto dei 30MHz, provenienti dall’esterno dell’atmosfera.

La Luna stessa fungerebbe inoltre da schermo contro le tante fonti radio artificiali terrestri e, durante le notti lunari, dalle interferenze causate dal Sole.

Robot al lavoro!

Ma come verrebbe costruito l’LRCT (Lunar Crater Radio Telescope)?
Il concetto illustrato dal dottor Bandyopadhyay implica il l’utilizzo di due lander che si poserebbero l’uno al centro del cratere, l’altro appena oltre il bordo; dei piccoli robot (DuAxel) in grado di arrampicarsi lungo le pareti tesserebbero una maglia di cavi metallici agganciata lungo i bordi del cratere dando vita a una semisfera del diametro di un chilometro sospesa sul fondo.

Come premesso, si tratta di un’idea in fase di sviluppo: i ricercatori ne propongono innumerevoli e qualcuna supera le fasi di valutazione successive; vedremo se questa affascinante proposta si concretizzerà, mentre restiamo in attesa del ritorno dell’uomo sulla Luna, al momento ancora indicativamente previsto, in ambito NASA, per il 2024.

Di Corrado Festa Bianchet

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