XIX secolo: il periodo più burrascoso (e rivoluzionario) per la Francia

Il XIX secolo non è stato proprio un periodo di riposo per la Francia: il Paese infatti si confrontò con ben tre rivoluzioni, che cambiarono radicalmente non solo la vita dei francesi, ma posero anche le basi per la nascita dell’Europa contemporanea e per la vita come la conosciamo oggi.

Quanto è stato burrascoso, e rivoluzionario, il XIX secolo per la Francia? Tanto, anzi no, enormemente, perché durante questo periodo, nel Paese, ci furono ben tre rivoluzioni che cambiarono non solo la vita dei francesi, ma posero anche le fondamenta per la nascita dell’Europa contemporanea e per la vita come la conosciamo oggi.

Le date chiave sono il 1789, il 1830 e il 1848. La prima rivolta, che tutti noi conosciamo come Rivoluzione Francese, provocò la caduta delle teste di re Luigi XVI e della regina Maria Antonietta.

La seconda, solitamente chiamata Rivoluzione di Luglio, vide la Casa dei Borbone detronizzata a favore della Casa d’Orléans.

La terza invece, chiamata Rivoluzione di Febbraio o Rivoluzione Francese del 1848, pose fine agli orléanisti e inaugurò un periodo noto come Seconda Repubblica.

Qual è la differenza tra rivoluzione e rivolta?

Per scatenare una rivoluzione, è necessario un movimento popolare, una divisione nella classe dominante in cui, una parte di essa, dà il suo appoggio alla rivoluzione e offre la sua leadership e, non da ultimo, una crisi di Stato.

Se tutti questi requisiti sono soddisfatti, e portano ad un cambio di regime, allora possiamo parlare di rivoluzione.

Altrimenti abbiamo una ben più “semplice” rivolta.

Gli storici concordano sul fatto che, in Francia, ci siano state tre rivoluzioni francesi definitive.

Tuttavia, sottolineano, ci sono anche alcune rivolte, e ribellioni, degne di nota nella storia francese, e anche degne di discussione, che potrebbero essere interpretate come rivoluzioni.

La Francia nel XIX secolo: una lunga storia rivoluzionaria

L’ultima delle tre rivoluzioni francesi, la Rivoluzione di Febbraio del 1848, mise fine in modo definitivo alla monarchia, fino a quel momento “restaurata”, e diede inizio ad un periodo noto come Seconda Repubblica.

Non passò però molto tempo prima che l’instabilità politica tornasse nuovamente in Francia.

Il presidente eletto della Repubblica, Louis-Napoléon Bonaparte, chiamato anche Napoleone III (un nipote di Napoleone Bonaparte), sciolse l’Assemblea Nazionale e il Parlamento del Paese senza alcuna base giuridica.

Questo colpo di Stato lo rese il sovrano assoluto della Francia e una nuova Costituzione gli conferì il diritto di essere anche presidente della Repubblica per un mandato decennale senza limiti alla sua rielezione.

Non si fermò qui: nel 1851 fece un referendum, che sottopose al popolo francese, in cui chiedeva agli elettori di appoggiarlo come imperatore e, a sorpresa, un “improbabile” 97% dei voti si dichiarò favorevole.

Nel 1852 la Seconda Repubblica venne ribattezzata formalmente come Secondo Impero, con Bonaparte sul trono.

Anche se questo sconvolgimento cambiò totalmente gli equilibri di potere in Francia e non si basò su elezioni libere ed eque, gli storici non lo definiscono “rivoluzione”, perché di fatto non ci fu un “movimento dal basso” che lo innescò.

Tuttavia la successiva fine del Secondo Impero di Bonaparte coincise con una sorta di rivoluzione.

1871: caduta del Secondo Impero, inaugurazione della Terza Repubblica

Nel 1871 era chiaro che la Francia stava per perdere la guerra contro la Prussia.

Bonaparte, quindi, venne catturato e, in mezzo alla confusione politica, le forze repubblicane, tornate a Parigi, presero il controllo e dichiararono l’inizio della Terza Repubblica.

Ma anche se l’imperatore Bonaparte era praticamente scomparso e i repubblicani erano al comando, ciò non segnò un cambiamento significativo nella politica o nel tono del governo.

Tuttavia, il successivo contraccolpo contro questa “vecchia” repubblica conservatrice, utilizzò alcuni degli espedienti propri della rivoluzione, come strade barricate e leader di sinistra.

La Comune di Parigi

Questa rivolta è conosciuta come la Comune di Parigi e, durante la stessa, la sinistra riuscì a mantenere il controllo della capitale per mesi prima che la Terza Repubblica annullasse la ribellione e riaffermasse la sua autorità durante quella che è passata tristemente alla storia come “La Settimana di Sangue”.

La sconfitta della Comune di Parigi, nel 1871, rappresentò un momento fondamentale per il socialismo francese.

La Terza Repubblica, peraltro, rimase al suo posto fino a quando non venne sconfitta dalla Germania nel 1940.

Durante la maggior parte della Seconda Guerra Mondiale venne sostituita dal governo di Vichy, che collaborò con i nazisti.

Alla fine fu sostituita dalla Quarta Repubblica quando la Francia fu liberata, ma la Quarta Repubblica, di per sé, era una versione reinstallata della Terza Repubblica conservatrice precedentemente sconfitta.

La Costituzione Francese fu poi riscritta, nel 1958, per creare la Quinta Repubblica, che reintrodusse la carica di presidente e che è sopravvissuta fino ad oggi.

Ma anche questa non è la fine della storia, perché nella sua breve esistenza, la Quinta Repubblica si è ritrovata ad affrontare gravi minacce e che, in più di un’occasione, hanno minato le sue stesse fondamenta.

La questione dell’Algeria

L’Algeria era amministrata, dal 1848, come parte integrante della Francia.

Dal punto di vista del governo francese, il territorio nordafricano non era una colonia, ma piuttosto una parte della Francia quanto Parigi.

La maggior parte degli algerini, al giorno d’oggi, sarebbe in disaccordo con questo status, come anche con il fatto che il loro Paese sia soggiogato dai francesi.

E, probabilmente, lo pensarono anche i loro connazionali quando scesero in campo per la Guerra d’Indipendenza dell’Algeria, avvenuta a metà del XX secolo, che vide contrapposti l’esercito francese e gli indipendentisti algerini.

La guerra si concluse, dopo sette anni e mezzo, con la proclamazione dell’indipendenza dell’Algeria (5 luglio 1962), ma la domanda rimane: quante rivoluzioni hanno avuto i francesi nel XIX secolo?

XIX secolo: il momento “peggiore” per vivere o trasferirsi in Francia

La risposta breve è tre, ma come abbiamo visto, oltre a queste tre, ce ne sono state altre e tutte molto ravvicinate tra di loro.

Per farla breve: per gran parte del 1800, e all’inizio del 1900, la Francia non era esattamente una nazione stabile a livello politico e viverci, come pure scegliere di trasferircisi, equivaleva a gettarsi in una polveriera che poteva esplodere da un momento all’altro.

Di Francesca Orelli

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