Scienza

Drosophila melanogaster: l’alleato della ricerca non così diverso da noi

Uno degli apporti più importanti derivati dalla teoria dell’evoluzione di Darwin consiste nella consapevolezza, per l’uomo, di non essere poi tanto diverso dalle altre creature che popolano la Terra.

L’esponenziale crescita, poi, dei lavori riguardanti il corredo genetico dell’essere umano e degli altri animali, ha supportato l’idea che una parte del DNA contenuto nel nucleo delle nostre cellule abbia diversi punti in comune con specie diverse dalla nostra.

Uno degli esempi maggiormente emblematici, da questo punto di vista, riguarda la Drosophila melanogaster. Conosciuto anche come moscerino della frutta, questo insetto appartenente all’ordine dei Diptera è ormai da diverso tempo un alleato fondamentale della ricerca per le caratteristiche intrinseche che presenta.

Le ragioni dell’utilità del moscerino della frutta

Innanzitutto, il ciclo di vita breve (circa 50 giorni dallo stadio di uovo alla morte) e la possibilità di essere allevato e manipolato facilmente in laboratorio hanno permesso sin dalla prima metà del ‘900 di condurre numerosi esperimenti sull’ereditarietà.

Solo nel 1998, però, è stato possibile arrivare ad un sequenziamento completo del suo genoma, costituito da 4 paia di cromosomi: una coppia X/Y e tre coppie autosomiche denominate 2, 3, e 4. Il genoma, nella sua totalità, contiene circa 13.767 geni e 132 milioni di basi.

La cosa più sorprendente, però, consiste proprio nella similitudine del DNA del moscerino della frutta con quello degli esseri umani. Le stime ovviamente devono tener conto dei criteri con i quali si può definire un codice genetico simile ad un altro (si parla solitamente di un 60-70%), ma alcuni numeri sono difficili da fraintendere.

I progressi della ricerca grazie alla Drosophila melanogaster

Approssimativamente, il 50% delle proteine prodotte all’interno della Drosophila possiedono un loro corrispettivo nei mammiferi, mentre il 60% circa delle malattie genetiche a noi note possono verificarsi allo stesso modo all’interno del patrimonio genetico di questo piccolo ma fondamentale insetto.

La Drosophila è diventata una ricca fonte di conoscenza per gli uomini per studiare meccanismi biologici coinvolti in patologie del sistema immunitario, nel cancro e nel diabete, così come in patologie neurodegenerative come l’Alzheimer, la corea di Huntington e il Parkinson.

Anche i processi di invecchiamento, lo sviluppo di capacità cognitive e la tossicodipendenza sono tutti campi di studio che hanno potuto beneficiare del moscerino della frutta come organismo modello per progredire nella ricerca.

La Drosophila, quindi, rappresenta un alleato importante della scienza: è possibile, attraverso di essa, condurre studi che sarebbero impensabili su organismi superiori; qualche volta, per riconoscenza, potremmo forse lasciarla aleggiare liberamente intorno alla nostra frutta, piuttosto che scacciarla via.

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