Le differenze tra i 2 emisferi cerebrali: miti ed evidenze scientifiche

Spesso abbiamo sentito parlare di una presunta divisione funzionale del cervello in due emisferi cerebrali estremamente diversi tra loro.

Secondo questa idea, ancora oggi considerata una verità dai “non addetti ai lavori”, l’emisfero sinistro sarebbe quello incaricato di gestire le capacità logiche, mentre a quello destro spetterebbe il compito di favorire la creatività umana

Nonostante la speranza di tutti sia quella di ricercare delle regole che permettano di comprendere meglio il funzionamento dell’organo più complesso del nostro corpo, è giusto provare a chiarire una volta per tutte come quello della perfetta dicotomia tra i due emisferi sia a tutti gli effetti un falso mito.

Da dove nasce il falso mito degli emisferi cerebrali

Il fatto che per anni si sia andati incontro ad una informazione non corretta non è altro che il frutto, come è giusto che sia, dei numerosi passi di cui necessita la ricerca scientifica per giungere a delle conclusioni man mano più prossime alla realtà dei fatti.

Negli anni ’60, ovvero quando i primi studi sul cervello umano tentavano di comprendere le possibili specificità degli emisferi, la strumentazione ancora poco progredita e lo scarso numero di soggetti utilizzati portarono alla convinzione secondo la quale fosse possibile scindere due anime diverse degli esseri umani secondo questo presupposto macroscopico.

Col passare degli anni e col progresso tecnologico dei macchinari a disposizione è diventato sempre più evidente come, se pur non esattamente identici nelle loro funzioni, i due emisferi non fossero suscettibili di tale categorizzazione.

I due emisferi, tanto per cominciare, comunicano costantemente attraverso il corpo calloso, ovvero un fascio di fibre bianche posto tra loro che permette di scambiare informazioni e rimanere sempre sintonizzati con il lavoro dell’altro. Ne consegue che, in linea di massima, ogni compito dipende da una sinergia immancabile tra i due.

Numerosi studi basati sulla disconnessione emisferica (come in casi di epilessia in cui era necessaria la resezione del corpo calloso) o sulla inattivazione farmacologica di uno dei due emisferi (come nel caso del test di Wada), hanno confermato che le differenze tra i due emisferi esistono, ma portano ad un quadro decisamente più complesso.

Le effettive differenze tra emisfero destro ed emisfero sinistro

Una delle verità che la neuropsicologia ha potuto appurare sta sicuramente nella specificità dell’emisfero sinistro per il linguaggio. L’area di Broca, situata nella parte laterale del lobo frontale sinistro, risulta essere fondamentale per compiti semantici.

In caso di lesioni all’emisfero sinistro, infatti, le capacità comunicative risultano spesso compromesse. L’emisfero destro, dal canto suo, sembra essere in grado di sopperire solo parzialmente a questa mancanza, risultando lacunoso in compiti che implicano capacità grammaticali.

Piuttosto, la parte destra del nostro cervello sembra essere coinvolta in compiti che hanno a che fare soprattutto con abilità visuo spaziali e con la percezione dei propri stati corporei (in particolare nell’insula destra).

Più generalmente, è lecito suggerire che l’emisfero destro sia portato ad elaborare la realtà secondo modalità globali, raccogliendo una sintesi complessiva di ciò che abbiamo davanti.

L’emisfero sinistro, invece, è portato alla programmazione e all’analisi dei dettagli, risultando fondamentale sia per compiti di calcolo che compiti verbali.

Emisferi cerebrali: c’è ancora un mondo da scoprire

In ogni caso, sono ancora tantissime le nozioni da scoprire e da confermare sui due emisferi. Alcune evidenze, ad esempio, proverebbero come i musicisti siano portati ad elaborare la musica con l’emisfero sinistro, maggiormente attivo rispetto ad i non musicisti, abituati a processarla con quello destro.

In conclusione, è possibile affermare senza dubbio che per ottenere buoni risultati, sia nei ragionamenti logici che nei processi creativi, sia sempre preferibile, il cervello, usarlo “tutto”.

fonti:

Wolman, D. (2012). The split brain: a tale of two halves. Nature News, 483(7389), 260.

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