In una coprolite, lo spuntino di uno squalo di 200 milioni di anni fa
Pesce grosso mangia pesce piccolo, poi bisogna evacuare. Entrambi i princìpi valevano naturalmente anche nelle ere preistoriche, ma in modo forse anche più estremo di quanto finora ritenuto.
L’analisi del fossile è stata possibile grazie a una nuova tecnica di tomografia computerizzata
Il termine coprolite viene attribuito al celebre geologo nonché pioniere della paleontologia William Buckland, sebbene oggi persista il dubbio la scoperta della vera natura di tali rocce sia in realtà merito di Mary Anning. Ma cosa sono le coproliti? In sostanza, feci fossilizzate.
Un nuovo studio su una coprolite rinvenuta nei bassi fondali nei pressi di Bristol, Inghilterra sud-occidentale, da Marie Cueille, studentessa di Scienze della Terra presso la locale università, ha rivelato la presenza del teschio di un altro pesce e di due vertebre provenienti dalla coda di un rettile marino chiamato Pachystropheus. Tutto in una rozza sfera di un centimetro di diametro.
Fra Triassico e Giurassico, poco prima di una grande estinzione di massa
La coprolite risale al Retico, fra i 199,6 e i 203,6 milioni di anni fa, ovvero al termine del Triassico. All’epoca quasi tutti i pesci che popolavano gli oceani erano carnivori e si mangiavano l’un l’altro. È quindi facile rinvenire frammenti di ossa, denti, scaglie all’interno delle feci degli antichi predatori marini. Ma ritrovare dei reperti in così buone condizioni è raro: si ritiene infatti gli stomaci di queste creature possedessero un’elevato livello di acidità in grado di sciogliere anche i tessuti ossei e cartilaginei, altrimenti fonte di comprensibili problemi in sede di evacuazione.
Il piccolo squalo avrebbe inghiottito la testa del più piccolo pesce facendone un sol boccone mordendo poi “al volo” la coda del Pachystropheus che ebbe la sventura di passargli accanto, staccandogliene un pezzo. I ricercatori sono inoltre stati in grado di identificare per la prima volta coproliti appartenenti a crostacei quali granchi e aragoste, andando a completare lo schema complessivo di una catena alimentare che includeva squali e rettili predatori di pesci più piccoli che a loro volta si nutrivano di molluschi e, appunto, crostacei. Alcuni sfoggiavano robusti e affilati denti capaci di rompere persino gusci resistenti come quelli delle ostriche.
Il sud-ovest britannico, un paradiso per i paleontologi
La zona del ritrovamento è a un centinaio di chilometri a nord della Jurassic Coast in cui fecero importanti scoperte sia Buckland che Anning, ma dalla parte opposta, di fronte alle coste del Galles invece che sulla Manica. La ricerca Fish and crab coprolites from the latest Triassic of the UK: From Buckland to the Mesozoic Marine Revolution è stata pubblicata il 29 ottobre 2020.
Di Corrado Festa Bianchet