Storia

Alessandro Magno pianificò l’assassinio di suo padre?

Viaggio dietro uno dei più grandi cold case della storia antica: Alessandro Magno ha davvero pianificato l’assassinio di suo padre, Filippo II di Macedonia? Ecco perché il futuro conquistatore del mondo antico, che all’epoca del fatto aveva 21 anni, potrebbe essere un potenziale sospettato.

In tempi ormai lontani, perlomeno per noi “moderni”, il giovane e audace Alessandro Magno guidò il suo esercito dal nord della Grecia fino a quello che oggi è l’attuale Pakistan, urlando comandi dal fronte, uccidendo i nemici con spada e lancia, ordinando esecuzioni e massacri e arrivando, persino, a pugnalare a morte un suo vecchio amico in uno scatto d’ira da ubriaco.

Durante la sua vita, il grande condottiero ha ucciso molte persone per arrivare al suo scopo, ma ha davvero iniziato la sua carriera di re organizzando l’omicidio di suo padre, il grande Filippo II di Macedonia?

La carriera di Filippo, una carriera piena di successi, dopotutto rese possibili le conquiste di Alessandro Magno, perché fu Filippo che salvò la Macedonia dall’orlo dell’estinzione, battendo i potenti vicini prima di espandersi fino ad ottenere il dominio sulla Grecia e sui Balcani.

Durante questo processo creò anche un’armata straordinariamente efficace, che combinava diversi tipi di truppe in una squadra formidabile e in rapido movimento.

Questo era anche l’esercito che, più tardi, Alessandro Magno avrebbe guidato contro l’Impero Persiano, composto da uomini di Filippo, che avevano combattuto nello stesso modo per più di 20 anni, ottenendo vittorie clamorose.

L’assassinio di Filippo II di Macedonia: i fatti

I fatti dell’omicidio di Filippo II di Macedonia, avvenuti nel 336 avanti Cristo, sono chiari e indiscussi.

L’assassino colpì nel teatro di Aegae (l’attuale Vergina), guardato da una vasta folla che era venuta da tutta la Macedonia e dalla Grecia per rendere omaggio al re.

Quando Filippo fece il suo ingresso, zoppicando a causa di una sua vecchia ferita, ma ancora molto attivo (aveva 47 anni), una delle sue guardie del corpo, un giovane di nome Pausania, corse verso di lui.

Tirò quindi fuori un pugnale che aveva nascosto sotto il mantello, pugnalò Filippo tra le costole, poi fuggì.

Il re morì in pochi istanti, seguito subito dopo dal suo assassino: mentre Pausania correva verso i cavalli in attesa, inciampò in una radice di vite e fu rapidamente ucciso dalle guardie del corpo del re appena deceduto.

Assassinio di Filippo II di Macedonia: un omicidio “passionale”

Anche il motivo personale di Pausania per l’assassinio di Filippo II di Macedonia era ampiamente noto.

Quando era ancora un adolescente, per un po’ era stato il preferito e l’amante del re. Poligamo come tutti i re macedoni, Filippo era noto per le sue numerose relazioni con donne e giovani uomini.

Ben presto però l’occhio di Filippo vagò altrove e sostituì Pausania con un altro giovane. Risentito, Pausania cominciò a prendere in giro il nuovo amante, accusandolo di essere un effeminato e di essere una facile conquista.

Il nuovo amante, colpito da quelle battute, cercò di dimostrare la sua virilità sul campo di battaglia, combattendo in modo spericolato, ma alla fine rimase ucciso.

Il giovane morto aveva parenti e amici che erano molto in alto nella società macedone di allora e, tra questi, c’era anche Attalo, la cui nipote era stata presa in sposa da Filippo II di Macedonia pochi anni prima.

Reso sicuro dalla sua posizione a corte, Attalo decise di vendicarsi di Pausania, invitandolo ad una festa e facendo ubriacare il giovane.

Il nobile e i suoi amici picchiarono poi selvaggiamente Pausania e, con molta probabilità, in quell’occasione lo violentarono.

Subito dopo consegnarono il giovane, pesto e maltrattato, ai mulattieri di Attalo, che gli usarono violenza a loro volta, uno dopo l’altro.

Quando la voce di quell’umiliazione iniziò a diffondersi, Pausania andò da Filippo per chiedere giustizia.

Filippo, da politico astuto qual’era, cercò di accontentare tutti: mandò via Attalo, facendolo diventare uno dei due comandanti a capo dell’avanguardia inviata in Asia Minore all’inizio della Grande Guerra contro la Persia, e premiò Pausania, facendolo diventare una delle sue sette guardie del corpo personali.

Anche se questo era un grande onore per una persona così giovane, nei fatti non fece nulla per rimuovere il ricordo dell’umiliazione di Pausania, anzi: probabilmente diversi parenti e sostenitori di Attalo, che si trovavano a corte, fecero di tutto affinché ci fossero molti promemoria.

Rimuginando su questo, Pausania concentrò il suo odio su Filippo II di Macedonia per non averlo trattato con il rispetto che sentiva gli fosse dovuto come suo ex amante e, più in generale, come membro dell’aristocrazia macedone, che aveva combattuto al suo fianco in battaglia e festeggiato con lui in tempi di pace.

Pausania era solo la pedina di un gioco più grande?

Eppure già allora, come adesso, c’era una domanda ed era la seguente: possibile che, in quella storia, ci fosse implicato qualcun altro?

E ancora, Pausania aveva fatto tutto da solo, oppure quel giovane, già traumatizzato e debole per le violenze subite, era stato usato come pedina di un gioco più ampio?

Alcuni pensavano – e pensano – che fosse alquanto sospetto che Pausania avesse trovato più di un cavallo a disposizione per la sua fuga programmata.

Altri ancora ritennero molto sospetto il fatto che, le guardie del corpo, non persero tempo ad uccidere Pausania…come se volessero metterlo a tacere per sempre prima che potesse rivelare qualcosa di molto compromettente.

Alessandro Magno, subito dopo la morte del padre, accusò il re persiano di aver organizzato l’omicidio, e di averlo fatto per fiaccare le resistenze dei macedoni, ma senza sapere che così facendo, avrebbe scatenato l’aggressività e l’ira del figlio di Filippo.

Alcuni incolparono la madre di Alessandro, Olimpiade, e non a caso. Tra le sette, oppure otto, mogli di Filippo II di Macedonia, Olimpiade era quella che godeva di maggior prestigio, in quanto madre del probabile erede al trono, ma era opinione diffusa che lei e il marito fossero arrivati a detestarsi a vicenda.

Si credeva che fosse molto risentita per l’ultima moglie che Filippo aveva preso in sposa e, quando la nipote di Attalo e la sua bambina appena nata vennero uccise dopo l’assassinio di Filippo, fu ritenuta responsabile di quelle morti tragiche.

Molti anni più tardi, subito dopo la morte di Alessandro Magno, Olimpiade guidò gli eserciti e uccise i rivali nella lotta per il controllo della successione.

Era senza dubbio un personaggio formidabile, intelligente, capace e spietato come suo marito e suo figlio.

Il caso contro Alessandro Magno rimane speculativo

A quel tempo molte persone sospettarono che era stato lo stesso Alessandro Magno, apparente erede del trono, ad organizzare l’omicidio di suo padre.

E il motivo era alquanto ovvio: la sua ambizione a governare.

Alessandro, a 21 anni, fu proclamato re di Macedonia poche ore dopo l’omicidio di Filippo.

Per garantire la sua posizione, ordinò subito l’esecuzione di due potenziali rivali e inviò in Asia Minore l’ordine di eliminare Attalo.

Le sue rapide campagne militari, avvenute tutte nel corso dell’anno successivo o giù di lì, contribuirono non solo a rafforzare il dominio sulla Grecia meridionale, ma anche i suoi confini con i Balcani.

Niente di tutto questo indica necessariamente un suo coinvolgimento o una premeditazione dell’omicidio di Filippo.

Morto Filippo infatti, queste precauzioni diventarono necessarie, perché qualsiasi altra linea di condotta avrebbe potuto portare ad un assassinio di Alessandro.

E l’esitazione non era una caratteristica di Alessandro Magno, a nessuna età.

Per contro però, la morte di Filippo II di Macedonia si rivelò un’occasione molto fortunata per Alessandro: diventò il re di una Macedonia riformata, unificata e fiorente, e il responsabile di un esercito formidabile che aveva appena iniziato la sua grande spedizione contro la Persia.

La storia, quindi, mostra che Alessandro Magno trasse un grande vantaggio da questa opportunità.

Forse è stato semplicemente fortunato e, come tanti leader famosi, un consumato opportunista.

Non si sa abbastanza, ancora oggi, sul suo carattere interiore (all’epoca non esistevano psicologi), quindi non sappiamo se possa avere, o meno, ordito l’omicidio contro suo padre.

Questo rimane, pertanto, un altro enigma da aggiungere ai tanti che circondano la grande e terribile carriera di Alessandro Magno.

Di Francesca Orelli

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