Antico Egitto: chi erano le persone che venivano dal mare?

Capita, spesso, che sulle tombe risalenti all’Antico Egitto si trovino geroglifici che parlano di “persone che venivano dal mare” che, in più di un’occasione, si sono scontrate con i faraoni e i loro generali. Chi erano però questi invasori marittimi?

Durante la tarda Età del Bronzo e la prima Età del Ferro, molte civiltà del Vicino Oriente, dell’Egeo, dell’Anatolia, del Nord Africa, del Caucaso, dei Balcani e del Mediterraneo crollarono e sparirono, letteralmente, dalle mappe dell’epoca.

Gli storici ritengono che, quel periodo, sia stato così violento e culturalmente dirompente da segnare la fine dell’Impero Ittita, la caduta dei regni micenei, la scomparsa dei Kassiti, degli Ugarit e degli Stati Amorrei e, da ultimo ma non meno importante, la disintegrazione dell’economia di palazzo dell’Egeo.

Alcuni stati, peraltro, riuscirono a sopravvivere al crollo (anche se hanno poi visto un periodo di declino), tra cui il Nuovo Regno d’Egitto, l’Assiria, la Fenicia e l’Elam.

Le misteriose “persone che venivano dal mare”, le principali sospettate del disastro che coinvolse tutto il mondo antico

Gli storici, ancora oggi, descrivono quel periodo come “il peggior disastro della storia antica”. Già, ma cosa lo causò?

Ci sono varie teorie in merito: la prima è che, a causare il crollo, siano stati fattori ambientali, come la siccità, un collasso generale dei sistemi, i cambiamenti tecnologici nell’arte della guerra, l’interruzione dei commerci e un’eruzione vulcanica.

Altri invece credono che, dietro questa distruzione generalizzata, ci siano proprio le inafferabili “persone che venivano dal mare”, che spesso troviamo raffigurate (o descritte) sulle pareti delle tombe dell’Antico Egitto.

Chi erano le “persone che venivano dal mare”? Ecco cosa sappiamo

In pratica, ancora oggi, non sappiamo nulla di queste “persone che venivano dal mare”, né tanto meno chi erano e perché, di punto in bianco, misero a soqquadro l’equilibrio che si era creato nel mondo antico di allora.

Le uniche prove che abbiamo della loro esistenza, oltre ai geroglifici e alle pitture delle tombe egizie, provengono da scarse fonti contemporanee che, oltretutto, lasciano lo spazio aperto a così tante interpretazioni da scatenare (ancora adesso) feroci dibattiti in ambito accademico.

In tempi recenti è stata avanzata l’ipotesi che il “Popolo del Mare”, com’era anche conosciuto, fosse una confederazione marinara che potrebbe aver avuto origine nell’Asia Minore occidentale, nell’Egeo, nelle isole del Mediterraneo e nell’Europa meridionale.

Il termine peuples de la mer (che letteralmente significa “popoli del mare”) fu usato per la prima volta dall’egittologo francese Emmanuel de Rougé mentre studiava i bassorilievi a Medinet Habu.

Il termine, in seguito, diventò ulteriormente popolare con una teoria della migrazione associata alla fine del XIX secolo.

La narrazione storica per identificare il popolo del mare deriva principalmente da sette fonti dell’Antico Egitto (e da alcune informazioni contenute nei testi ittiti), che nominano nove culture antiche probabilmente responsabili.

I Denyen, gli Ekwesh, i Lukka, i Peleset, gli Shekelesh, gli Sherden, i Teresh, i Tjeker e i Weshesh (ulteriori proposte da narrazioni in altre civiltà includono gli Etruschi, i Troiani, i Filistei, i Micenei e persino i Minoici).

Una di queste fonti, la stele di Ramesse II trovata a Tanis nel 2018, racconta un evento, avvenuto durante il regno di Ramesse II, in cui il delta del Nilo fu attaccato dai predoni dello Sherden.

Un’iscrizione della Stele recita:

I ribelli Sherden, che nessuno aveva mai saputo come combattere, arrivarono coraggiosamente navigando sulle loro navi da guerra dal mezzo del mare, nessuno in grado di resistere.”

Ramesse III e il suo scontro con il Popolo del Mare

Un’altra narrazione risalente al regno di Ramesse III (secondo faraone della XX dinastia) parla anche di ondate di invasioni da parte di popoli marinari.

Il racconto più dettagliato di queste invasioni si trova nel tempio funerario di Ramesse III, a Medinet Habu (Tebe), su cui è raffigurato anche Ramesse III mentre respinge gli invasori durante la Battaglia del Delta (avvenuta intorno al 1175 avanti Cristo).

Un’iscrizione sul tempio funerario di Medinet Habu recita:

Ora i paesi del nord, che erano nelle loro isole, tremavano nei loro corpi. Sono penetrati nei canali delle bocche del Nilo.

Le loro narici hanno cessato (di funzionare, così che) il loro desiderio è (di) respirare il respiro. Sua maestà si è lanciata contro di loro come un turbine, combattendo sul campo di battaglia come un corridore.

La paura di lui e il suo terrore sono entrati nei loro corpi; (sono) capovolti e sopraffatti al loro posto. I loro cuori sono portati via; la loro anima è volata via. Le loro armi sono sparse nel mare.”

Uno studio sui riferimenti al Popolo del Mare ha evidenziato centinaia di possibili citazioni nel testo storico.

E con le inafferabili “persone che venivano dal mare” che rimangono solo una nota a pié di pagina di tutta la storia, come uno spauracchio dell’Età del Bronzo.

Di Francesca Orelli

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