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Turritopsis nutricula: la medusa immortale

La Turritopsis nutricula, nota anche come medusa immortale, è conosciuta come l’unico animale a poter vantare la peculiare caratteristica di vivere potenzialmente in eterno.

Chiunque si sia appassionato alle leggende tramandate da millenni sulla Fonte della giovinezza ed altri miti inerenti alla possibilità dell’uomo di divenire immortale, sa bene come l’essere umano sia sempre rimasto affascinato dall’elusione della morte.

Sulla Terra, però, esiste un animale in grado di ribaltare le sorti di un destino che per tutti sembra essere inesorabile.

La scoperta della medusa immortale

La medusa immortale fu scoperta nel 1988 dal biologo Christian Sommer. Intenzionato a studiare nel dettaglio gli idrozoi, una classe appartenente al phylum degli Cnidari che conta circa 3.500 specie diverse, Sommer notò le proprietà di questi esemplari i quali, in ogni caso, erano stati già osservati circa cento anni prima.

Il termine “medusa immortale”, però, venne coniato solo 8 anni dopo dallo zoologo italiano Ferdinando Boero, a seguito di numerosi studi necessari per comprendere a pieno le proprietà di un organismo tanto peculiare.

Come fa la Turritopsis nutricula a vivere per sempre?

Il meccanismo alla base della capacità di vivere in eterno viene denominato transdifferenziazione. Anche negli esseri umani, le cellule nelle prime fasi dello sviluppo embrionali sono totipotenti, ovvero unità ancora non specializzate (le ormai celebri cellule staminali) in grado di percorrere strade diverse in base ai segnali induttivi ricevuti durante la gestazione.

La transdifferenziazione nella Turritopsis nutricula avviene a partire dalle cellule dei tentacoli e del mantello della medusa, le quali percorrono la strada al rovescio, regredendo fino ad uno stadio totipotente, per generare successivamente un esemplare più giovane però che si presenta identico dal punto di vista genetico.

Già molto tempo prima che il film Il curioso caso di Benjamin Button venisse immaginato, questi animali compivano il viaggio della vita nel senso opposto, in un ciclo di immortalità che oggi le consegna alla storia contemporanea della scienza e alle tante curiosità dei ricercatori.

Rigenerarsi per difendersi

Davanti a situazioni di pericolo nelle quali viene ferita o è vicina alla morte per altre circostanze ambientali, la medusa è in grado di ritrarre i suoi tentacoli e trasformarsi in una piccola massa gelatinosa.

Scendendo sul fondale, in soli tre giorni riesce quindi a trasformarsi in una versione giovane di sé stessa, tornando allo stadio di polpo (che in questo caso potrebbe essere considerato il corrispettivo di un bruco per una farfalla).

Nello specifico, le uova fecondate si trasformano in larve (stadio di planula) che a loro volta generano piccoli polipi, dai quali rinascono piccolissime meduse che possono raggiungere un diametro massimo di 5 mm.

Ovviamente, la vita di questi esseri non è tutta rose e fiori, poiché la maggior parte di loro viene divorata dai predatori o muore a causa di malattie. In un ambiente di laboratorio, però, il difficilissimo allevamento delle meduse ha portato alla certezza che, se non attaccate, queste possano vivere per sempre rigenerandosi.

La Turritopsis nutricula è un animale affascinante, studiato anche in campo biomedico con la finalità di trasporre le sue proprietà per incrementare le possibilità di sopravvivenza del genere umano.

All’immortalità, in compenso, sarebbe meglio non pensarci troppo, poiché è probabile che sia proprio la caducità dell’esistenza stessa ad attribuirle significato.

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