Sinestesia: la fusione tra i sensi che permette di “assaggiare” i suoni
E’ possibile guardare un colore e sentirne il sapore? Non per tutti, sicuramente, ma alcuni individui sono in grado di farlo.
La sinestesia (dal greco syn, che significa “unione” e aisthesis, ovvero “sensazione”) è un fenomeno neuropsicologico che consente di percepire una seconda modalità sensoriale a seguito di uno stimolo.
Solitamente gli esseri umani sono capaci di associare diversi sensi insieme sin da piccolissimi. L’integrazione cross-modale ci permette di mettere insieme, ad esempio, l’audio e il video di un film, consentendoci di apprezzarlo nella sua interezza.
Il secondo percorso della sinestesia
I soggetti sinestetici, però, posseggono caratteristiche che vanno ben oltre la semplice percezione. Nel loro caso stimolazioni tipiche di una precisa via sensoriale determinano la sperimentazione di un secondo percorso, ovvero della percezione di un altro senso.
I due eventi sensoriali, quindi, vengono esperiti separatamente, ma nello stesso momento, portando il soggetto interessato, ad esempio, a percepire chiaramente un colore mentre ascolta della musica. In casi eccezionalmente rari si parla di sinestesia lessico-gustativa, ovvero della capacità di sentire il sapore di un suono.
E’ un fenomeno che colpisce il 4% della popolazione, e nella sua forma “pura” è da intendersi come totalmente inconsapevole e incontrollabile. Allo stesso modo, per alcuni è possibile controllarlo, tanto da poterlo sfruttare a proprio piacere.
Sinestesia e arte
Diversi sono stati gli artisti che hanno potuto contare sulla sinestesia per intraprendere un viaggio profondo alla scoperta dei propri sensi. Uno tra i più famosi fu il pittore Vasilij Kandinskij, capace di vedere i colori della musica, il quale dopo un concerto di Wagner dichiarò: “Ho visto tutti i miei colori nello spirito, davanti ai miei occhi. Le linee selvagge, quasi folli, apparirono disegnate davanti a me“.
Negli anni è stato molto difficile, per la scienza, identificare quelle che sono le cause di questo fenomeno, il quale alle volte si presenta in concomitanza con altre patologie ben più difficili da gestire come allochiria (un disturbo dell’attenzione che non permette di localizzare gli stimoli dalla parte giusta del corpo), deficit del senso dell’orientamento e dislessia.
Un gene per la sinestesia?
Recenti scoperte, tuttavia, hanno dimostrato come alla base della sinestesia sia presente una forte componente genetica, riscontrabile nell’ereditarietà di questo tratto. I 37 geni per ora identificati sarebbero responsabili di una connessione esagerata tra neuroni di aree cerebrali coinvolte in percezioni di diversa natura.
Lo studio della sinestesia, di fatto, fornisce un’ulteriore prova delle possibilità infinite della percezione, e di come il mondo, apparentemente identico per tutti, possa essere invece percepito in maniera diversa a seconda di chi lo guardi.
LEGGI ANCHE:
La pareidolia (Parte II): volti ed illusioni tra arte e psicologia
Guernica: una situazione purtroppo sempre più attuale (parte I)
La tecnica dei loci: ricordare meglio le informazioni attraverso la memoria spaziale
Le teorie della comunicazione ironica (I parte) – La prospettiva razionalista
Pingback: I 6 strati della corteccia cerebrale | Il Giardino della Cultura
Pingback: La Resilienza: uno scudo mentale per resistere davanti alle avversità | Il Giardino della Cultura