Il conformismo – II Parte: l’influenza della maggioranza in condizioni non ambigue secondo Solomon Asch

Negli anni ‘50 uno degli esperimenti più famosi sul conformismo mostrò i suoi effetti in situazioni nelle quali il resto del gruppo di cui facciamo parte sbaglia clamorosamente.

Lo psicologo sociale Solomon Asch decise di studiare in laboratorio quei fattori che portano le persone ad essere influenzate dal gruppo anche in situazioni apparentemente non ambigue, andando contro la propria opinione in virtù del bisogno di essere accettati dagli altri.

Il ricercatore coinvolse 8 studenti in una ricerca basata sulla discriminazione visiva. I soggetti dovevano osservare un pannello e dichiarare, per 18 volte, quale fra tre linee verticali che vedevano fosse di lunghezza uguale a una quarta linea che faceva da riferimento.

Gli studenti, posti in semicerchio, esprimevano il loro giudizio pubblicamente, seguendo l’ordine in cui erano disposti. Effettivamente, per ogni prova era abbastanza semplice riconoscere come solo una delle linee presentate fosse uguale a quella con cui bisognava effettuare il confronto.

Ciò che all’inizio dell’esperimento non veniva dichiarato, però, era che in realtà solo uno degli studenti era il vero soggetto dell’esperimento, mentre gli altri 7 erano complici addestrati. Il soggetto ignaro, inoltre, era stato collocato in penultima posizione, in modo da poter essere influenzato dalle risposte degli altri.

In sei delle prove, i complici erano stati preparati a rispondere correttamente, mentre nelle restanti dodici avrebbero tutti fornito la stessa risposta errata. Quando i complici iniziavano a dare risposte errate, il tasso medio di conformismo dei soggetti ignari era del 36%.

Asch sostenne quindi che il sottomettersi alla pressione del gruppo era il risultato di differenti condizioni psicologiche. Alcuni soggetti, avendo scarsa fiducia nei loro giudizi, ritenevano il parere espresso dagli altri partecipanti più attendibile.

Altri studenti invece non dubitavano della loro percezione, ma preferivano comunque conformarsi a ciò che sosteneva la maggioranza nel tentativo di mantenere una buona impressione. La paura di esporsi pubblicamente rispetto al giudizio altrui aveva avuto il sopravvento anche sulla percezione netta che il resto del gruppo sbagliasse.

In questo modo è stato possibile sottolineare quelle condizioni che inducono gli individui a resistere o a conformarsi alle pressioni del gruppo, nel momento in cui il gruppo esprime un parere contrario all’evidenza percettiva.

Rispetto all’esperimento di Sherif, il quale si volgeva in condizioni ambigue, quello di Asch trova la sua spiegazione in un’influenza diversa da quella informativa.

L’influenza normativa è definibile come la tendenza a conformarsi a giudizi e comportamenti delle persone vicine al fine di ottenere approvazione sociale, o di evitare la disapprovazione.

Nonostante il compito di percezione non fosse ambiguo, la desiderabilità sociale aveva giocato un ruolo preminente, consentendo al potere della maggioranza di avere un’influenza decisa sul parere personale del soggetto. Questi preferiva sbagliare piuttosto che risultare come membro deviante.

di Daniele Sasso

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