L'isola di Iōjima, anche chiamata Satsuma-Iwo Jima

Nei mari giapponesi la più grande eruzione vulcanica degli ultimi 12.000 anni

Imaging sismico e campionamento di sedimenti intorno alla caldera ovoidale del vulcano Kikai, un diametro fra i 17 e i 20 km, al largo della costa meridionale dell’isola giapponese di Kyūshū: consisteva in questo la spedizione guidata da Seama Nobukazu e Shimizu Satoshi dell’Università di Kobe a bordo della nave scuola Fukae Maru nell’ambito del Programma di osservazione e ricerca sui rischi dei terremoti e dei vulcani.

Un dettaglio eccezionale dei dati sismici con una risoluzione di 3 metri per diverse centinaia di metri di profondità sotto il fondale marino (il complesso vulcanico è ubicato in massima parte sotto le acque oceaniche) hanno rivelato importanti informazioni sulla struttura sedimentaria: datata a 7300 anni fa, quella del Kikai è la più vasta eruzione mai registrata nell’Olocene.

L’Olocene è l’epoca geologica attuale il cui inizio è convenzionalmente fissato a 11700 anni fa

“Poiché i materiali vulcanici espulsi e depositati nel mare si conservano bene, registrano molte informazioni sul momento dell’eruzione. Utilizzando il sistema d’indagine della sismica a riflessione ottimizzata per questo obiettivo e identificando i sedimenti raccolti siamo stati in grado di ottenere importanti informazioni sulla distribuzione, sul volume e sui meccanismi di trasporto dei materiali espulsi” spiega Shimizu.

La quantità di prodotti vulcanici espulsi che si depositò in un’area di oltre 4.500 chilometri quadrati attorno al sito dell’eruzione, per un volume compreso tra 133 e 183 chilometri cubi.

Il team ha potuto confermare che le sedimentazioni sul fondo oceanico e quelle rinvenute sulle isole vicine hanno la medesima origine; dal modo in cui sono distribuiti intorno al sito dell’eruzione si potrebbe inoltre comprendere il meccanismo dietro l’interazione tra il flusso piroclastico e l’acqua: i ricercatori hanno dedotto che la parte sottomarina del flusso deve aver percorso grandi distanze anche procedendo in salita.

Visualizzazione dei sedimenti
Lo studio dell’Università di Kobe evidenzia lo spessore del flusso piroclastico dell’eruzione di 7300 anni fa (Credit: Shimizu Satoshi)

Il Kikai è un vulcano attivo, con eruzioni registrate nel corso del 2023

Scoperte come queste suggeriscono nuovi spunti per comprendere le sfuggenti dinamiche dei mega-eventi vulcanici, utili per identificare i resti di altre eruzioni analoghe e stimarne la portata.

“Le grandi eruzioni vulcaniche come quelle ancora non sperimentate dalla civiltà moderna si basano su registrazioni sedimentarie” spiega Seama “ma è stato difficile stimare i volumi eruttivi con elevata precisione perché molti dei materiali vulcanici depositati sulla terra sono andati perduti a causa dell’erosione. Ma le gigantesche eruzioni della caldera sono un fenomeno importante nella geoscienza e poiché siamo inoltre consapevoli della loro influenza sul clima globale e sulla storia umana in passato, comprendere questo fenomeno ha anche un significato sociale”.

Fonte: Submarine pyroclastic deposits from 7.3 ka caldera-forming Kikai-Akahoya eruption, Journal of Volcanology and Geothermal Research (aprile 2024)
DOI: 10.1016/j.jvolgeores.2024.108017

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