I pesci pagliaccio sanno contare?
Diciamolo subito: il pesce pagliaccio deve la sua massima popolarità a Nemo, protagonista di un celebre film Disney-Pixar. La realtà tuttavia è piuttosto diversa da quella rappresentata nella finzione cinematografica se parliamo di personalità e comportamento di questi pesci, che possono mostrarsi aggressivi e decisamente territoriali quando devono difendere l’anemone che li ospita dalle intrusioni di altri, in particolare individui della loro stessa specie percepiti come nemici e non componenti di una stessa colonia: nuovi studi suggeriscono essi siano in grado di riconoscere i pesci la cui presenza non è gradita in base al numero di barre bianche sul corpo dell’intruso.
Non sono poche in realtà le specie animali che sembrano possedere una quantomeno rudimentale capacità di conteggio o comunque un senso dei numeri: uccelli, formiche, pesci, leoni, scimmie come gli scimpanzé, e i corvi persino in grado di comprendere il concetto di zero come anche le api, in grado persino di operare addizioni e sottrazioni. E alcune formiche, si è scoperto, contano i propri passi.
Si conoscono ventotto specie di pesce pagliaccio, vivono nelle regioni più calde degli oceani Pacifico e Indiano: lunghezza media di una decina di centimetri, presentano da zero a tre barre bianche lungo il corpo. Dalle osservazioni dei ricercatori emerge che un pesce pagliaccio può consentire ad altre specie di pesci pagliaccio di entrare nel proprio territorio, ma se a farlo è un membro della loro stessa specie che però non fa parte della loro colonia allora il pesce alfa, tipicamente il più grande, prenderà a inseguire l’intruso fino a morderlo.
Sono parecchie le specie animali che oggi sappiamo essere dotate di un più o meno esteso “senso della numerosità”
Un team dell’Istituto di Scienza e Tecnologia di Okinawa, Giappone, ha condotto due esperimenti per determinare in che modo questi pesci possano capire chi vogliano a casa propria e chi no: i ricercatori hanno scelto pesci pagliaccio comuni (Amphiprion ocellaris) immaturi allevati in cattività che non avevano mai visto un’altra specie e ha poi osservato le loro reazioni agli intrusi della stessa specie e specie diverse come il pesce pagliaccio di Clarke (A. clarkii), il pesce pagliaccio puzzola arancione (A. sandaracinos) e il pesce pagliaccio sellato (A. polymnus).
Diverse specie di pesci pagliaccio con un numero diverso di barre bianche sono state nel primo esperimento introdotte, protette da una sorta di piccole custodie, all’interno di una vasca e i ricercatori hanno annotato la frequenza e la durata dei momenti in cui i pesci liberi fissavano la piccola cassa trasparente e la circondavano, scoprendo che i pesci pagliaccio comuni erano più duri con i membri della loro stessa specie (dotati di tre bande bianche). Hanno combattuto l’80% dei pesci per un massimo di tre secondi e persino mantenuto una situazione di stallo di undici secondi, in un caso.
Se gli intrusi appartenevano ad altre specie, subivano un comportamento meno aggressivo: il pesce pagliaccio puzzola arancione che non ha barre laterali e possiede una linea bianca lungo la schiena veniva quasi del tutto ignorato mente il pesce pagliaccio di Clarke a due barre e il pesce pagliaccio sellato a tre barre sono stati, come riportano gli autori dello studio, “leggermente bullizzati”.
I pesci pagliaccio e le anemoni di mare vivono in simbiosi mutualistica, con reciproco beneficio
Il secondo esperimento prevedeva invece che a una colonia di pesci pagliaccio fossero mostrati vari dischi di plastica dipinti con una colorazione che replicava accuratamente quella delle varie specie di pesci pagliaccio e hanno misurato il livello di aggressività nei confronti di questi finti intrusi. Come nel caso dei pesci veri, i modelli in plastica con due barre venivano attaccati con minor frequenza mentre quelli senza barre se la sono cavata con rare aggressioni da parte dei giovani pesci.
“La frequenza e la durata dei comportamenti aggressivi nei pesci pagliaccio erano più alte verso i pesci con tre barre come loro, mentre erano più bassi con i pesci con una o due barre e più bassi verso quelli senza barre verticali, il che suggerisce siano in grado di contare il numero di barre per riconoscere la specie dell’intruso” spiega Kina Hayashi, ricercatrice dell’Okinawa Institute of Science and Technology (OIST), leader del gruppo di ricerca.
Già uno studio del 2022 a opera dello stesso team dimostrava come i pesci pagliaccio reagiscano più aggressivamente nei confronti dei pesci con barre verticali anziché orizzontali, suggerendo che la quantità di colore bianco o la presenza generale di barre bianche non siano necessariamente un fattore decisivo a livello comportamentale nei pesci.
I pesci dello studio erano allevati in cattività, il comportamento aggressivo potrebbe in natura essere più frequente
I dischi di plastica utilizzati nel nuovo studio avevano solo barre verticali a indicare al comune pesce pagliaccio quali specie stessero osservando, nessun’altra caratteristica fisica. I ricercatori ipotizzano perciò che il pesce pagliaccio possegga l’abilità di contare il numero di barre bianche verticali per stabilire quanto debbano mostrarsi amichevoli oppure ostili nei confronti del falso pesce.
Dalla ricerca è inoltre emersa la rigida gerarchia vigente all’interno delle colonie di pesci pagliaccio, che fra le altre cose determina quale individuo specifico debba attaccare l’intruso. Una colonia è composta tipicamente da una femmina alfa, un maschio beta e diversi giovani gamma mentre la posizione sociale è determinata da lievissime differenze nelle dimensioni.
Un ruolo notevole e interessante è giocato dal sesso: tutti i pesci pagliaccio nascono maschi, ma alcuni diventano femmine quando maturano. Il raggiungimento della taglia adulta porta anche l’acquisizione della terza striscia. L’alfa dominante caccerà persino i membri della colonia stessa nel caso diventassero troppo grandi, uno spietato sistema atto a mantenere lo status quo all’interno del gruppo.
I ricercatori sono consapevoli della limitazione del loro studio: tutti i pesci utilizzati negli esperimenti sono nati e allevati in un ambiente di laboratorio in cui avevano incontrato solo altri pesci della loro stessa specie. Pertanto, non sono riusciti a determinare in modo definitivo se il comportamento osservato fosse innato o appreso. Anche altre specie di pesci pagliaccio utilizzano le stesse specie di anemoni come ospiti, quindi il comportamento aggressivo verso quelle specie potrebbe essere più frequente in natura di quanto osservato nell’ambiente della vasca di laboratorio. Il team ha nondimeno potuto osservare la stessa gerarchia basata sulle dimensioni, con il giovane più grande ad assumere il ruolo di alfa e guidare l’attacco contro l’intruso.
“I pesci pagliaccio sono interessanti da studiare a causa della loro relazione unica e simbiotica con gli anemoni di mare” scrive Hayashi “Ma ciò che questo studio mostra è che c’è molto che non sappiamo sulla vita negli ecosistemi marini in generale”.
Fonte: Counting Nemo: anemonefish Amphiprion ocellaris identify species by number of white bars Journal of Experimental Biology, 2024. DOI: 10.1242/jeb.246357
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