Il Mind-wandering (Parte II): il Default Mode Network e le sue funzioni principali

Dopo aver analizzato in cosa consiste il mind-wandering, ricercandone alcuni esempi nella vita di tutti i giorni e i suoi effetti positivi come negativi, è possibile analizzare più nel dettaglio quelle che sono le sue funzioni principali, e l’apporto delle moderne neuroscienze nel rintracciarne i correlati neurali.

Il mind-wandering, effettivamente, è un fenomeno che occupa quasi la metà del nostro arco di vita, ed è presente in individui perfettamente sani. È facilmente intuibile, quindi, come questo possa essere un meccanismo utile per la sopravvivenza umana (nel momento in cui non venga esasperato).

Un lavoro di Schooler del 2011 traccia quelle che possono essere considerate le 4 funzioni fondamentali della mente errante:

  • Programmare il futuro: molto tempo trascorso a far vagare la mente viene dedicato ad eventi futuri. Questo processo mentale aumenta nei periodi di riflessività. Inoltre, molte delle strutture corticali dedicate alle capacità di progettazione sono implicate anche nel mind-wandering. Una delle funzioni primarie della mente errante potrebbe essere quindi quella di generare previsioni sulla propria vita necessarie a gestire con successo la realtà attuale.
  • Essere creativi: sono tantissimi gli esempi di illuminazioni giunte improvvisamente alla mente di individui durante episodi di mind-wandering. Alcuni ricercatori sostengono l’ipotesi che fantasticare contribuisca ad allungare i tempi di incubazione delle idee, favorendo la costruzione di soluzioni più creative.
  • Cicli di attenzione: per un individuo abituato a perseguire diversi obiettivi nello stesso momento, l’abilità di passare attraverso flussi di informazione diversi può rappresentare un vantaggio; una tendenza, basilare per tutti gli animali, di far fluttuare continuamente l’attenzione tra bisogni e obiettivi tra loro diversi e alle volte in contrasto, ma tutti essenziali per sopravvivere.
  • Disabituarsi: alcune linee di ricerca indicano che i processi di apprendimento venogno favoriti da una pratica diluita nel tempo, piuttosto che da un massiccio e continuo dispendio di energie. Uno dei possibili vantaggi del mind-wandering, quindi, potrebbe essere quello di lasciare la mente libera di vagare per qualche secondo durante un compito, permettendole di ricaricarsi e recuperare la propria efficienza per una prestazione ottimale.

Da un punto di vista prettamente neurologico, negli ultimi anni è stato suggerito un modello chiamato Default Mode Network, che comprenderebbe la corteccia infero-parietale, la corteccia temporale, la corteccia prefrontale mediale e la corteccia cingolata posteriore.

Le evidenze suggeriscono che questo network, separato nella sua funzione da altri pathway neurali, aumenterebbe la sua attività in condizioni di riposo, diminuendola invece durante compiti dispendiosi dal punto di vista cognitivo.

di Daniele Sasso

Condividi

1 commento su “Il Mind-wandering (Parte II): il Default Mode Network e le sue funzioni principali”

  1. Pingback: Parasite: come la Corea raccontata da Bong Joon-ho si è presa Hollywood e 4 Oscar | Il Giardino della Cultura

Rispondi