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Hanno fra i 57.000 e i 75.000 anni le incisioni rupestri Neandertal scoperte in Francia

I nostri antichi cugini, i Neandertal (o Neanderthal, secondo pa vecchia grafia) non erano certo gli scimmieschi bruti un tempo immaginati, come ormai acclarato dalle scoperte degli ultimi decenni. E le incisioni rupestri conservate per oltre cinquantamila anni in una caverna in Francia ne costituiscono un’ulteriore conferma.

La grotta di La Roche-Cotard è il nome di una cavità nascosta in una collina boscosa nella Loira conosciuta da almeno duecento anni e che presto svelò il suo tesoro testimonianza di una lunga presenza umana, costituito di resti carbonizzati di animali, impronte di dita e manufatti tra cui spicca la celebre Maschera di La Roche-Cotard, una protofigurina attribuita proprio ai Neandertal.

Le incisioni furono scoperte nel 2008, lungo 12 metri di parete

È tuttavia solo ora emersa la consapevolezza della reale importanza delle incisioni: secondo le approfondite analisi dei ricercatori, che includono la creazione di modelli 3D e la comparazione con varie altre tipologie di segni sulle pareti, queste linee sinuose e i tracciati a forma di arco non sono frutto del caso ma intenzionalmente creati da mano umana.

«Il numero di linee, la loro organizzazione in pannelli e la successione di queste linee nella grotta testimoniano un approccio ponderato e organizzato. Queste linee non sono state fatte a caso» spiega il dottor Jean-Claude Marquet, primo autore del nuovo studio.

L’approccio utilizzato dai ricercatori non si è fermato all’aspetto teorico ma hanno messo alla prova in pratica la reale possibilità che gli antichi esseri umani potessero realizzare simili opere con gli strumenti di cui potevano disporre all’epoca: per questa ragione hanno essi stessi ricreato segni simili sulle pareti di un’altra grotta vicina sfruttando materiali come osso, legno, corna e punte di metallo.

Fino a pochi anni fa le più antiche incisioni rupestri attribuite ai Neanderthal erano motivi astratti a tratteggio incrociato trovati nella Grotta di Gorham, Gibilterra, risalenti a 39.000 anni fa.

A questo punto entrano in gioco le forze della natura in grado di modificare l’ambiente: in particolare il fiume Loira avrebbe con le sue inondazioni causato l’accumulo di sedimenti che insieme al processo di erosione della montagna dovuto all’azione del vento avrebbero provocato la chiusura delle grotte: la datazione di strati di sedimenti profondi ottenuta tramite l’analisi della luminescenza stimolata otticamente rivela che la grotta fu sigillata almeno 57.000 anni fa, ma tale evento potrebbe essersi verificato anche prima, 75.000 anni fa. Epoche in cui l’Homo sapiens era ancora lontano dall’insediarsi in questa parte del continente europeo (la più recente scoperta ne anticipa l’arrivo a 54.000 anni fa, peraltro molto prima di quanto in precedenza ritenuto).

Le capacità artistiche dei Neandertal non sono più una sorpresa: le pitture rupestri scoperte nella Cueva de Ardales, nel sud della Spagna, sono datate 64.800 anni e sono tutt’ora in assoluto le più antiche pitture umane conosciute, in attesa di confermare se almeno alcune delle incisioni di La Roche-Cotard siano precedenti. Anch’esse sono attribuite ai Neandertal e sebbene le pitture dell’Homo sapiens appaiano più complesse ed elaborate sono anche di decine di migliaia di anni più recenti.

Sapiens e i Neandertal: fra incontro e scontro

Non creature rozze impegnate esclusivamente nelle pratiche strettamente necessarie alla sopravvivenza, dunque, ma una cultura per l’epoca raffinata e non dissimile da quella dei nostri antenati diretti, come dimostrano altri ritrovamenti che testimoniano rituali di sepoltura o manufatti quali il ciondolo realizzato con antichi artigli d’aquila trovato nello stesso sito delle pitture rupestri in Spagna o l’osso di cervo intagliato con elementi simbolici da un artista neandertaliano 51.000 anni fa portato alla luce in una grotta nelle montagne Harz, Germania centrale.

L’interazione fra Sapiens e Neandertal è ormai acclarata, si può facilmente immaginare uno scambio di conoscenze tecnologiche a beneficio di entrambe le culture nel periodo in cui convissero; dopotutto oggi sappiamo che addirittura una percentuale del nostro DNA l’abbiamo ereditata dai Neandertal, una media di circa il 2,4% con punte di oltre il 4%.

Lo studio The earliest unambiguous Neanderthal engravings on cave walls: La Roche-Cotard, Loire Valley, France è stato pubblicato su PLOS One

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