Letteratura

Cosa hanno in comune lo stretto del Bosforo e la coda del pavone? Un mito greco!

Ettore ed Achille, ma anche le inespugnabili mura di Ilio ci hanno portato lì, nell’attuale Turchia, a farci tifare e sognare, piangere ed esultare per gli eroi della Guerra di Troia che, secondo la leggenda, si confrontarono a causa del rapimento della bella Elena.

La realtà storica ha, comprensibilmente, levato il velo dei miti greci e dell’epica dalla Guerra di Troia, portando alla luce la vera e più pragmatica motivazione della guerra: il controllo dello stretto dei Dardanelli e del Bosforo, punti strategici di accesso al mar Nero e alle circostanti pianure.

Il mito di Io

Un pizzico di magia e fantasia permane, comunque, ancora oggi nell’etimologia del toponimo Stretto di Bosforo che significa “passaggio della giovenca” e deve il significato a un mito greco, quello di Io.

Procediamo con ordine, seguendo la versione che ci lasciò Publio Ovidio Nasone nelle sue “Metamorfosi”: Io è una ragazza mortale, figlia del re di Argo, di cui Zeus si innamora; come tutti i miti greci narrano, Zeus era un marito molto infedele e la moglie Era è piuttosto guardinga.

Per questo motivo, Zeus deve avvolgere tutta la Terra di una densa nube per avvicinarsi alla bella Io, ma Era, motivamente sospettosa, dirada la nebbia e ciò costringe Zeus a trasformare Io in una giovenca bianca per non farsi scoprire dalla moglie gelosa.

Il mostro Argo e i suoi cento occhi

La situazione sospetta non passa inosservata agli occhi di Era che chiede la giovenca in dono e Zeus, per reggere il gioco, acconsente. Era affida la mucca alla custodia del terribile mostro Argo, dotato di cento occhi, che non dorme mai.

Il senso di colpa di Zeus verso Io è al culmine e per questo chiede aiuto a Ermes: il dio messaggero riesce a far addormentare il mostro e, successivamente, gli cava i cento occhi e gli taglia la testa. La moglie di Zeus era molto affezionata ad Argo, della cui morte rimane molto colpita.

Per questo, Era chiede che le siano dati i cento occhi di Argo: Ovidio, nelle sue “Metamorfosi”, narra che li mette sulla coda del suo animale sacro, il pavone, come elemento decorativo. L’ira di Era si abbatte ancora una volta sulla giovane Io: le manda un tafano a tormentarla.

Inseguita senza sosta dal fastidioso insetto, Io vaga in lungo e in largo, attraversando lo stretto del Bosforo a cui viene attribuito il nome che, in greco, significa “passaggio della giovenca”; solo per intercessione di Zeus, Era cessa di perseguitarla ed Io, infine, approda in Egitto dove riacquista le sembianze umane e viene venerata dagli egiziani come dea Iside.

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