La stella più distante della Via Lattea

Il confine di una galassia non è netto e preciso ma sfumato, con le stelle che iniziano a diradarsi fino ai limiti dell’influenza gravitazionale della galassia stessa. Qual è allora il vero confine della nostra casa, la Via Lattea? In realtà è molto più lontano di quanto ipotizzato fino a tempi recenti.

Una galassia è composta da stelle che orbitano intorno a un nucleo centrale (spesso un buco nero supermassivo) dando luogo a varie forme, come quella spirale della Via Lattea o di Andromeda. Ma ciò che riusciamo a vedere a occhio nudo nella familiari immagini astronomiche rappresenta solo una parte della struttura stessa: negli anni scorsi era stata confermata l’esistenza di un alone che si estende fino a distanze insospettabili dal centro della galassia.

La ricerca è stata possibile grazie allo studio di 208 stelle variabili RR Lyrae

L’alone addirittura potrebbe contenere la maggior parte della materia che complessivamente compone la galassia, essendo dominio della materia oscura, ed esso si estende molto lontano, formando una sfera con un diametro pari a dieci volte quello del rigonfiamento, la parte piena di stelle.

Ma è analizzando un sottoprodotto di un altro studio che è sopravvenuta la scoperta oggetto dell’annuncio, ovvero i dati del Next Generation Virgo Cluster Survey ottenuti attraverso lo strumento MegaCam del Canada-France-Hawaii Telescope (CFHT) ubicato sul monte Mauna Kea (Hawaii) al fine di compiere uno studio completo di imaging ottico su M87 e altre galassie nell’ammasso della Vergine.

Alcune stelle appartenenti alla nostra galassia si trovavano tuttavia sulla traiettoria dei telescopi puntati in quella direzione: si tratta di variabili RR Lyrae e proprio tale caratteristica permette agli astronomi di calcolare con grande precisione a quale distanza da noi esse si trovino.

L'alone della Via Lattea
Schema della Via Lattea con l’alone (suddiviso in interno ed esterno) esteso per un milione di anni luce e formato da stelle sparse ma principalmente da materia oscura. Esso costituirebbe la maggior parte della massa della Via Lattea stessa (Credit: NASA, ESA, e A. Feild [STScI])

Inizio Ventesimo Secolo: le donne computer di Harvard

Si deve a Henrietta Swan Leavitt la scoperta nel 1912 che i cambiamenti nella luminosità delle stelle variabili o Cefeidi, osservate per la prima volta nel 1911 dalla collega Williamina Fleming (entrambe erano parte delle Donne computer di Harvard, gruppo di lavoro voluto dall’astronomo Edward Charles Pickering) è regolato da uno schema ben preciso che permette di calcolarne la distanza.

In effetti si trattò all’epoca di una vera e propria rivoluzione per l’astronomia, permettendo di superare il sistema della parallasse per misurare la distanza dei corpi celesti, possibile solo con oggetti vicini a noi ma inapplicabile a distanze stellari. Fu così che si iniziarono a comprendere le reali dimensioni dell’universo.

In seguito si scoprì che esistevano diverse classi di stelle variabili, ognuna con caratteristiche ben precise, ma proprio quelle denominate RR Lyrae furono le prime a essere osservate, ormai più di cento anni fa.

La Via Lattea e Andromeda sono destinate a diventare un’unica, gigantesca galassia

Gli studi sulle parti esterne dell’alone galattico sono difficili proprio a causa della grande distanza: il rigonfiamento centrale della Via Lattea, quella parte ricca di stelle che fino a poco tempo fa consideravamo come la Via Lattea nel suo insieme, fatta e finita, presenta un diametro pari a centomila anni luce dopodiché le stelle si diradano rapidamente e ne diventa difficile la catalogazione.

La scoperta dovuta a questa nuova ricerca è quindi di fondamentale importanza, rivelandoci che le stelle facenti parte della nostra galassia si estendono fino al margine estremo dell’alone esterno a un milione di anni luce da noi ovvero metà della distanza che ci separa dalla galassia di Andromeda, la quale è a sua volta più grande della nostra. È quindi probabile che la fusione fra questi due giganti sia di fatto già cominciata, con i rispettivi aloni già a contatto fra di loro.

Questa misurazione affidabile della regione sarà utile agli specialisti per lo studio dell’alone e per testare gli attuali modelli delle dimensioni e della massa della nostra galassia.

I risultati sono stati presentati dal team guidato da Yuting Feng, dottorando presso l’Università della California Santa Cruz (UCSC) e collaboratore del professor Raja GuhaThakurta, rettore della cattedra di astronomia e astrofisica dell’istituto, durante l’American Astronomical Society meeting tenutosi a Seattle il 9 e il 10 gennaio 2023.

Fonte: Astronomers find the most distant stars in our galaxy halfway to Andromeda (gennaio 2023).

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