Il nazismo e i roghi di libri

Una fiamma che divampa e il fuoco che avvolge non solo la carta, ma anche le idee, la libertà, la cultura e tutto quanto c’è dietro un libro. I roghi di libri sono una delle pagine più tristi della storia e della letteratura, purtroppo fin troppo numerose.

Maggio 1933, in Germania si accendono i falò

Fra gli episodi più drammatici, ricordiamo i roghi di libri che il nazismo mise in atto nel maggio del 1933. I Bücherverbrennungen furono purtroppo molti e diffusi su tutto il territorio tedesco, che portarono alla distruzione – si stima – di oltre 25.000 volumi in una notte.

L’idea di bruciare i libri partì dalla Deutsche Studentenschaft (Associazione degli studenti tedeschi) e venne avvalorata e sostenuta con vigore dal governo, come testimonia il discorso ufficiale che per l’occasione tenne il gerarca nazista Joseph Goebbels.

I roghi si accesero in numerose città tedesche, fra cui Dresda, Lipsia, Dusseldorf, e Monaco di Baviera, in giorni differenti, anche in funzione delle condizioni meteo, del maggio 1933. Il più famoso fu senza dubbio quello di Berlino.

Nella notte del 10 maggio 1933, a Berlino, nell’allora Opernplatz (Piazza dell’Opera), si riunirono più di 40.000 persone per ascoltare il discorso celebrativo di Goebbels per l’azione che avrebbe portato ad “eliminare lo spirito maligno del passato”.

Oggetto della censura furono tutti i volumi contrari all’ideologia del nazismo e quelli che sostenevano le tesi marxiste. Nel mirino entrarono anche le opere di autori pacifisti, o che comunque si erano schierati contro la prima guerra mondiale o contro il valore militare tedesco.

Gli intellettuali oggetto di censura

Entrarono nella lista anche gli autori di scritti satirici o scienziati che si erano opposti al nazismo. Passando concretamente ad alcuni nomi, oggetto della censura furono libri di Albert Einstein, opere di Bertolt Brecht, di Herman Hesse, di James Joyce, di Ernest Hemingway, di Emile Zola.

E, ancora, di Karl Marx e Friederich Engels, Rosa Luxemburg, Frank Kafka, Robert Musil e tantissimi altri ancora… una lista lunghissima che lascia dietro di sé l’orrore e il terrore di una spietata cancellazione della cultura.

Un delitto che ancora oggi suscita dolore e tristezza, quella della distruzione di opere e scritti per il solo fatto che sostenessero una posizione opposta, contraria a quella di chi ai tempi governava. Una pagina che, a distanza di decenni, suscita in noi sofferenza.

Un delitto che è impossibile eliminare dalla storia, ma che deve fungere da faro di luce contro l’avanzare delle oscurità che da più parti, in ogni tempo, tentano di ridurre al silenzio, all’oblio le voci che sono scomode.

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