Un giacimento di recente scoperta nell’entroterra in Australia, vero scrigno di tesori fossili, suggerisce la regione oggi desertica si presentasse un tempo come una foresta pluviale temperata brulicante di vita. È quello che in gergo si definisce Lagerstätte, un corpo sedimentario talmente ricco di fossili ben conservati da poter fornire informazioni preziose sull’habitat nel suo insieme.
Un team internazionale di scienziati aveva iniziato lo studio del sito nel Nuovo Galles del Sud dopo che un agricoltore locale ha affermato di aver scoperto nei terreni di sua proprietà dei fossili, rivelatisi poi foglie preistoriche. In tre anni i ricercatori, tra cui Matthew McCurry dell’Università del Nuovo Galles del Sud (UNSW), hanno portato alla luce nel sito, chiamato McGraths Flat, i resti di una foresta pluviale risalente a circa 15 milioni di anni fa, ricca di migliaia di esemplari fra cui piante, ragni botola, cicale e vespe giganti.
Un ecosistema ricco di vita tipico delle foreste pluviali
“I fossili che abbiamo rinvenuto provano l’area fosse una volta una foresta pluviale temperata mesica [ovvero dotata del giusto grado di umidità in grado di favorire il proliferare di piante, insetti e animali] e che la vita era ricca e abbondante qui negli altipiani centrali”, spiega il dottor McCurry.
“Finora era stato difficile descrivere questi antichi ecosistemi, ma il livello di conservazione di questo nuovo sito è talmente elevato che anche piccoli organismi fragili come gli insetti si sono trasformati in fossili ben preservati”.
I fossili non solo testimoniano l’esistenza delle singole specie vissute in un compreso periodo da 11 a 16 milioni di anni fa, ma anche delle reciproche interazioni: “Abbiamo il contenuto degli stomaci preservato nei pesci, il che significa che possiamo capire di cosa si nutrissero. Abbiamo anche trovato esempi di polline conservato sui corpi degli insetti e possiamo così dire quali specie stessero impollinando quali piante”, spiega McCurry.
Il periodo di tempo coperto dal sito fa parte del Miocene (da 23 a 5 milioni di anni fa), durante la quale il continente australiano dopo essersi separato dall’Antartide e dal Sud America stava andando alla deriva verso nord. All’inizio di quest’era geologica sussisteva un’enorme ricchezza e varietà di vita vegetale e animale in Australia, ma secondi i paleontologi circa 14 milioni di anni fa un brusco cambiamento climatico noto come interruzione del Miocene medio causò estinzioni diffuse che portarono il continente a inaridirsi sempre più.
L’Australia ancora oggi presenta soluzioni evoluzionistiche tipiche, come i marsupiali
Sulla base della scoperta dei melanosomi, componenti cellulari che immagazzinano il pigmento della melanina, i ricercatori hanno anche potuto ricostruire gli schemi cromatici di uccelli e pesci rinvenuti in uno strato del sito, all’interno di una roccia ricca di ferro chiamata goethite, di solito non considerata particolarmente interessante per la ricerca di fossili; i ricercatori ritengono il processo dietro la trasformazione di questi organismi in fossili riveli anche il motivo per cui sono così ben conservati.
“Le nostre analisi suggeriscono i fossili si formarono quando le acque sotterranee ricche di ferro defluirono in un billabong [termine in uso in Australia per definire uno stagno rimasto separato dal fiume che ha cambiato il proprio corso] e che una precipitazione di minerali di ferro racchiuse organismi che un tempo vivevano nell’acqua o vi caddero dopo la morte”, prosegue il dottor McCurry.
I resti di piante e animali conservati nel sito sono simili a quelli trovati nelle foreste pluviali dell’Australia settentrionale, ma secondo i ricercatori vi sono segni che l’ecosistema stesse iniziando a prosciugarsi. “L’Australia è un continente dalla peculiare unicità biologica e questo sito è estremamente prezioso per quanto ci narra sulla storia evolutiva di questa parte del mondo”, afferma Kristofer Helgen dell’Australian Museum, e “Fornisce un’ulteriore prova del cambiamento climatico e aiuta a colmare le lacune nella nostra conoscenza di quel tempo e di quella regione”.
La ricerca “A Lagerstätte from Australia provides insight into the nature of Miocene mesic ecosystems“ è stata pubblicata su Science Advances (gennaio 2022).