6 Ottobre 2024
Il teschio del T-Rex

Il teschio di Tristan Otto, il T-Rex esposto presso il Museo di Storia Naturale di Berlino, oggetto dell'esame tramite l'innovativa tecnica della DECT. Il cranio ammirabile dai visitatori è in realtà una copia esatta dell'originale. (Credit: RSNA and Charlie Hamm, M.D.)

Grazie a una nuova tecnologia di imaging, ricercatori scoprono la malattia ossea che affliggeva un T-Rex vissuto 66 milioni di anni fa.

Tristan Otto è il nome con cui è noto l’unico autentico scheletro di T-Rex oggi presente in Europa; esposto presso il Museum für Naturkunde (Museo di storia naturale) di Berlino, si tratta anche di un esemplare spettacolare, quasi completo: ne sono state recuperate 170 ossa, 50 parte del cranio. Si considera già eccezionale poter contare sul 30% dello struttura complessiva, di solito non si va oltre il 10%.

Vissuto 66 milioni di anni fa (ovvero poco prima dell’estinzione di massa verificatasi al termine del Cretacico Superiore), Tristan Otto fu portato alla luce nel 2010 nella Formazione Hell Creek nel Montana. In effetti il Tyrannosaurus Rex visse perlopiù in quelli che oggi sono gli Stati Uniti occidentali, con svariati cugini diffusi in altre parti del mondo, contemporanei o vissuti in epoche precedenti.

DECT, un’evoluzione della TAC

Charlie Hamm, esperto in radiologia presso l’Ospedale universitario della Charité (ateneo di Berlino), ha con i suoi colleghi avuto l’opportunità di effettuare uno studio proprio sul teschio del T-Rex. In quest’occasione hanno applicato la Dual Energy Computed Tomography (DECT), una tecnica sviluppata negli ultimi anni che presenta molti vantaggi rispetto alla classica TC (tomografia computerizzata), certamente meglio con l’acronimo alternativo TAC (tomografia assiale computerizzata). È infatti una tecnologia assai promettente in campo medico.

La DECT utilizzando raggi X a due diversi livelli di energia permette di superare le difficoltà che incontra la classica TAC soprattutto di fronte a strutture particolarmente dense, dov’è alto il rischio di artefatti nell’immagine o addirittura distorsioni tali da renderla fuorviante e non realistica. Per ridurre tali problemi con la TAC, senza peraltro eliminarli del tutto, è necessaria di volta in volta una regolazione particolarmente fine dei parametri nell’apparecchiatura.

I malanni ossei di un paziente di 66 milioni di anni

Già l’analisi visuale oltre a una successiva TAC avevano evidenziato la presenza di un rigonfiamento sulla superficie dell’arcata dentale sinistra della mandibola, che si estendeva fino alla radice di uno dei denti. La DECT ha rilevato un significativo accumulo di fluoro in questa massa, associato a una diminuita densità ossea. Questi dati sono compatibili con un caso di osteomielite tumefattiva, un’infezione che colpisce le ossa e la cavità midollare.

In ambito paleontologico questa tecnica è di importanza potenzialmente davvero elevata poiché permetterebbe di ottenere risultati con un livello di accuratezza e precisione senza precedenti evitando tecniche alternative invasive che possono implicare la frammentazione o persino la distruzione del campione da analizzare.

Il dottor Hamm, che con il suo team ha anche collaborato a uno studio di Sue, conservato nel museo di Chicago e forse il T-Rex più famoso al mondo, è particolarmente soddisfatto dei risultati conseguiti grazie all’interdisciplinarietà che vede la collaborazione di specialisti in vari campi come geologia, mineralogia, paleontologia e radiologia.

Lo studio è stato presentato il primo dicembre 2021 durante il meeting annuale della Radiological Society of North America (RSNA) tenutosi a Chicago.

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