Storia

Star Trek: quando la Guerra in Vietnam influenzò la serie originale

In un episodio della serie originale di “Star Trek”, i Klingon vennero sostituiti dai sovietici. Una delle tante influenze che arrivò dalla Guerra in Vietnam, allora in corso, e che per un certo periodo fece propaganda contro il “nemico” comunista e a favore dell’intervento americano.

Quando lo show televisivo Star Trek andò in onda per la prima volta alla fine degli anni Sessanta, il programma era ben lontano dalla macchina di soldi, di successo e di sequel che, in seguito, sarebbe diventato.

Le valutazioni erano molto basse e solo i fanatici del genere della sci-fi se ne preoccupavano, ma negli anni Settanta, grazie ai fan che guardavano ancora le repliche in televisione, il franchise ebbe una nuova vita.

In parte perché lo spettacolo si prese dei rischi non da poco in quel periodo, arrivando anche ad affrontare gli eventi più controversi, come la Guerra in Vietnam.

Star Trek, problemi spaziali che riguardavano tematiche molto reali

Il creatore dello show, Gene Roddenberry, qualche anno dopo affermò che la scelta di ambientare il dramma nello spazio, gli diede la “giusta” distanza per affrontare argomenti culturali scottanti.

Negli anni Sessanta gli era sembrato che, forse, se voleva parlare di sesso, di religione, di politica, fare qualche commento sulla Guerra in Vietnam e così via, sarebbe stato più facile se lo avesse fatto su altri pianeti e con piccoli uomini verdi.

E così è stato.

Uccidi la pacifista!

Nei primi episodi, Roddenberry e gli altri creatori dello show sembravano sostenere più o meno il ruolo interventista dell’America nel mondo.

Il 6 aprile 1967, ad esempio, i produttori mandarono in onda “City on the Edge of Forever”, in cui il capitano dell’Enterprise James T.Kirk impedisce al suo ufficiale medico, il dottor Leonard “Bones” McCoy, di salvare la vita di Edith, un’importante attivista per la pace.

La ragione? Perché se sopravvive, impedirà agli Stati Uniti di entrare nella Seconda Guerra Mondiale in tempo per fermare i nazisti.

È un episodio in cui Kirk torna indietro nel tempo per cercare di correggere la linea temporale, innamorandosi anche della donna che deve morire per correggerla.

Il sottotesto della Guerra del Vietnam nell’episodio è emerso nel processo di revisione della sceneggiatura.

Mentre la scrittura originale si concentrava sulla tragedia dell’amore condannato, senza alcun riferimento all’attività pacifista di Edith, la sceneggiatura rivista spostò il focus della storia.

In esso, il primo ufficiale Spock ipotizza che se Edith dovesse vivere, potrebbe diffondere le sue idee pacifiste, rallentando l’ingresso dell’America nella Seconda Guerra Mondiale e alterandone così l’esito.

Nell’episodio andato in onda nel 1967, la speculazione di Spock divenne un importante punto della trama il cui sottotesto era il crescente movimento contro la guerra dell’epoca.

Sostegno per contenere il comunismo

In “A Private Little War” (andato in onda il 2 febbraio 1968), l’equipaggio dell’Enterprise scopre che i suoi nemici, i Klingon, hanno armato una tribù su un pianeta primitivo con moschetti a pietra focaia.

Dopo che Kirk ha dato i moschetti all’altra tribù, sostenendo che creerà un equilibrio di potere, il dottor McCoy si oppone strenuamente.

Questo estratto dalla trascrizione di un episodio riecheggia le tensioni delle superpotenze della Guerra Fredda, che hanno portato alla politica di contenimento dell’America – e al coinvolgimento finale – nel sudest asiatico.

L’azione fatta da Kirk nell’episodio, che tra l’altro contiene un riferimento diretto alla Guerra Fredda, fu la stessa che gli americani tentarono di fare in Vietnam per arginare l’espansione sovietica e scoraggiare una resa dei conti nucleare tra le due suporpotenze della Guerra Fredda.

Quando la nazione si è inacidita, anche i creatori di Star Trek hanno fatto lo stesso

All’inizio del 1968 l’opinione pubblica americana subì un cambiamento significativo.

Nel febbraio di quell’anno, il Vietnam del Nord scioccò gli Stati Uniti con l’offensiva del Tet, un massiccio attacco a sorpresa contro le roccaforti americane e sudvietnamite.

Un mese dopo, i soldati americani risposero commettendo atrocità contro i civili vietnamiti in quello che poi passerà tristemente alla storia come il Massacro di My Lay.

Le conclusioni furono dure: la guerra era invincibile e il governo degli Stati Uniti aveva mentito su questo fatto mentre mandava sempre più giovani a combattere. E gli Yankees non sono sempre stati i buoni.

Nello stesso periodo, i creatori di Star Trek sembrarono subire lo stesso cambiamento radicale.

Caso in questione: “The Omega Glory”, episodio 23 nella seconda stagione della serie, che è palesemente contro la guerra.

Per fare il suo punto, Roddenberry mette l’equipaggio dell’Enterprise su un pianeta con due tribù aspramente in guerra, gli Yang e i Kohm, con sottotesti sulla guerra biologica e l’immoralità delle interferenze esterne.

Come se questi due nomi non fossero stati abbastanza ovvi, gli Yang (Yanks) mostrano di aver ottenuto, in un qualche modo, una copia esatta della Costituzione degli Stati Uniti e la venerano come un testo sacro, anche se non la capiscono.

Nella scena culminante, Kirk mostra la Costituzione davanti al capo della fazione belligerante vittoriosa, dichiarando che il documento e i suoi principi sui diritti umani fondamentali sono stati scritti per tutte le persone, anche per i propri nemici.

Mentre però Kirk pubblicizzava la superiorità ideologica dell’America, fargli dichiarare che i comunisti (o Kohms) meritavano le stesse protezioni della Costituzione, era un rischio pericoloso da correre in televisione in quel momento storico.

Più di un decennio dopo che il senatore degli Stati Uniti, Joseph McCarthy, convocò le udienze del Senato del 1954 per identificare e condannare chiunque credesse di avere simpatie comuniste, decine di milioni di americani patriottici consideravano ancora i comunisti non solo come nemici, ma anche come portatori tossici di una malattia ideologica: la “febbre rossa”.

E anche se le proteste di massa contro la guerra erano scoppiate in tutto il Paese nel 1968 – con la domanda “perché i giovani americani devono essere inviati in tutto il mondo a combattere e a morire per respingere il comunismo?” – c’erano ancora molti americani che pensavano che quei manifestanti disonorassero i più eroici e una nazione generosa e dignitosa per il pianeta.

L’episodio andò in onda pochi giorno dopo la fine dell’offensiva del Tet, lasciando quasi 4000 soldati americani morti in un solo mese di combattimenti. Il messaggio di Roddenberry era stato tempestivo.

“The Omega Glory” avrebbe potuto rovinare Roddenberry, che stava già spingendo Star Trek contro le valutazioni terribili e le pressioni dei dirigenti della NBC.

Nel 1968 Star Trek stava perdendo 15mila dollari a episodio, l’equivalente di 500mila dollari di oggi, e solo più tardi, quando venne riscoperto e incontrò un un successo clamoroso, diventò un’industria enorme, con una serie di valori diversi rispetto a quelli che aveva avuto all’inizio.

All’inizio però, in un mondo spaccato in due e dove certi argomenti erano ancora considerati pericolosi, immorali o addirittura osceni, ha cercato di dire qualcosa.

Di Francesca Orelli

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