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Aquiloni del deserto: antiche trappole scoperte anche in Sudafrica

Si chiamano aquiloni del deserto, ma non volano: la definizione è dovuta alla forma delineata da queste strutture se osservate dall’alto, come iniziò ad accadere ai piloti che sorvolavano il Vicino Oriente a partire nei primi decenni del secolo scorso.

Trappole in uso fin dal paleolitico

Tipici di Paesi quali Siria, Giordania e Israele, si tratta in sostanza di due muri in pietra larghi mezzo metro, altri fino a un metro e mezzo e lunghi centinaia di metri (ma possono arrivare anche ad alcuni chilometri) che convergono verso lo stretto ingresso su una piccola area recintata dove interi branchi di animali selvatici in questo modo catturati potevano agevolmente essere uccisi dai cacciatori appostati. Almeno secondo l’ipotesi prevalente, poiché alcuni ricercatori ritengono avessero piuttosto lo scopo di governare mandrie di animali da allevamento.

La tecnologia LiDAR aveva già mostrato negli ultimi anni come queste costruzioni fossero nell’area menzionata molto più diffuse di quanto fino a pochi anni fa ritenuto, ma ora lo studio di riprese realizzate con il medesimo sistema fra il 2016 e il 2019 ha rivelato a un team dell’Istituto di Paleoricerche dell’Università di Johannesburg la presenza di diversi aquiloni del deserto persino a migliaia di chilometri di distanza, in Sudafrica, in particolare nei pressi della piccola città di Keimos: le più meridionali mai localizzate.

Un sistema di caccia così massiccio ed efficace potrebbe aver contribuito all’estinzione di alcune specie animali

Lo studio in loco induce i ricercatori a ritenere queste antiche trappole presentino la peculiarità di essere, con i loro duemila anni di età stimata, molto più recenti rispetto alle analoghe mediorientali; la composizione stessa delle strutture e il loro posizionamento suggeriscono una profonda conoscenza del comportamento e delle rotte migratorie della selvaggina che i cacciatori intendevano intrappolare.

Gli aquiloni sono inoltre spesso edificati uno in prossimità dell’altro e potevano ognuno essere preposti alla cattura di una specie animale diversa. Il posizionamento in base alle vicine riserve d’acqua e con un’elevazione che consente ai cacciatori di correre dall’alto verso il basso sono altre caratteristiche che indicano un’accurata progettazione delle strutture.

La ricerca The Keimoes kite landscape of the trans-Gariep, South Africa, di Marlize Lombard et al, è apparsa su Archaeological and Anthropological Sciences (2021)

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