Iraq: decifrato un amuleto magico. Proteggeva il possessore dai vampiri

Un amuleto magico, ritrovato in Iraq e scritto in lingua mandeica, appena decifrato afferma di essere in grado di proteggere il suo possessore dagli spiriti maligni “che mangiano carne umana e bevono sangue.”

Circa 1600 anni fa i Mandei, che hanno vissuto nel sud dell’Iraq e in Iran per millenni, scrissero un incantesimo su un amuleto di piombo nella loro lingua, il mandeico.

Quando venne scoperto, l’amuleto sembrava ad un semplice pezzo di piombo, lungo e sottile.

Ora però, grazie a questa decodificazione, gli archeologi potrebbero riuscire a far finalmente luce sulla religione mandeica, un culto molto complesso e che fonde insieme diverse credenze.

Religione mandeica: cosa sappiamo finora?

Sia San Giovanni Battista sia l’Arcangelo Gabriele, per i mandei, sono figure molto importanti e che hanno praticato la religione.

I mandei moderni, come gli avventisti e altri gruppi religiosi, spesso si immergono ritualmente nell’acqua come forma di purificazione e seguono una filosofia pacifista in cui la violenza non può essere usata nemmeno come forma di autodifesa.

Cosa dice il testo dell’amuleto mandeo ritrovato in Iraq?

Secondo il testo decifrato, proprio perché i mandei erano (e sono) contrari a qualsiasi forma di violenza, l’amuleto aveva lo scopo di proteggere un uomo, di nome Abbiya, dagli spiriti bevitori di sangue e da un demone.

In nome della vita, possa esserci salute per lo spirito e per l’anima di Abbiya, il figlio di Mahua.” recita il testo tradotto.

L’amuleto chiede inoltre a Gabriele, che è “l’angelo degli dei”, di buttare giù, di legare, di colpire, di uccidere e di incatenare il demone.

Invita anche Gabriele a impedire che “gli spiriti che mangiano carne e bevono sangue danneggino Abbiya”:

Dai figli e dalle figlie, possa una grande voce, guarigione, vittoria, suggellamento, protezione e salvezza essere per il corpo, lo spirito e l’anima di Abbiya.”

L’amuleto è lungo 20,3 centimetri e largo 4,4 centimetri.

Le origini misteriose dell’amuleto

Il Center College ha acquistato l’amuleto srotolato, insieme ad altri due, da un collezionista nel 2009 per la cifra di 5000 dollari.

Al momento dell’acquisto, il collezionista ha affermato che gli amuleti sono stati acquistati da un membro della sua famiglia a Gerusalemme negli anni Cinquanta e, per confermare le sue parole, ha anche mostrato delle prove fotografiche.

Queste fotografie sono importanti, poiché il sud dell’Iraq, di dove sarebbero originari gli amuleti, è stato pesantemente saccheggiato negli ultimi decenni.

E molte riviste archeologiche, ancora oggi, si rifiutano di pubblicare iscrizioni dall’Iraq, a meno che non ci sia la prova che non siano state saccheggiate di recente.

I tre amuleti acquistati dal collezionista, di cui non si conosce l’identità, sono stati realizzati in piombo e hanno un involucro in rame.

Analizzando la quantità di corrosione dell’amuleto decifrato, il chimico del Center College, Jeff Fieberg, ha scoperto che risale almeno al 450 dopo Cristo, se non addirittura prima.

Utilizzando questo metodo di datazione su un altro degli amuleti acquistati dal collezionista, Fieberg ha scoperto che risaliva al 750 dopo Cristo.

Poiché gli amuleti sono così antichi, possono fornire preziosi indizi su come il Mandeismo si sia evoluto nel tempo.

Ad oggi, hanno detto i ricercatori, l’unica prova che dispongono del primo periodo della religione mandea sono questi oggetti magici.

Il Mandeismo, una religione vivente

Si stima che, nel mondo, oggi ci siano circa 50mila mandei. Per millenni hanno abitato nell’Iraq meridionale e in Iran, ma in seguito hanno dovuto affrontare persecuzione durante il governo dell’ex presidente iracheno Saddam Hussein e sono stati presi di mira anche da alcuni gruppi di militanti dopo l’invasione dell’Iraq nel 2003 da parte degli Stati Uniti.

Di conseguenza molti mandei furono costretti a fuggire dall’Iraq, trovando rifugio negli Stati Uniti, in Australia, in Svezia, nel Regno Unito e in Canada.

Oggi una buona parte della comunità mandea vive ancora in Australia.

Di Francesca Orelli

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