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Hoinga, i più estesi residui di una supernova individuati ai raggi X

I resti della supernova Hoinga non sono visibili a occhio nudo, ma se lo fossero coprirebbero 4,4 gradi d’arco e apparirebbero ben 90 volte più grandi della Luna piena. Oltre alle dimensioni, anche e soprattutto la posizione rappresenta una sorpresa.

Una supernova si genera quando una stella massiccia non è più in grado di generare abbastanza energia da contrastare la forza gravitazionale, collassando su sé stessa ed espellendo violentemente gli strati esterni; tali gas si allontanano a gran velocità, una sorta di nube in espansione che interagisce con il materiale interstellare dando luogo a rilascio di energia, con temperature dell’ordine dei milioni di gradi, rilevabile sotto forma di onde elettromagnetiche.

L’ultima supernova nella nostra galassia visibile a occhio nudo risale al 1987

Le supernove sono un evento relativamente raro: nella nostra galassia si stima se ne generino fra le 30 e le 50 ogni secolo, in media. Mentre l’esplosione è un evento della durata dell’ordine di alcune settimane, i resti possono rimanere visibili (agli strumenti) per 100.000 anni. Tuttavia ne abbiamo finora individuato i residui di circa 300, contro le 1200 attese. Quindi o c’è un errore nel calcolo statistico oppure sono lì ma ancora non siamo stati in grado di vederle.

eROSITA è un telescopio spaziale che scansiona il cielo analizzando la frequenza dei raggi X realizzato presso il Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics (MPE); insieme all’Astronomical Roentgen Telescope X-ray Concentrator (ART-XC) dell’agenzia spaziale russa costituisce l’osservatorio Spektr-RG ed è operativo dal 2019, in un’orbita che lo pone in costante opposizione al Sole (che sarebbe causa di interferenze).

Hoinga si trova lontano dal piano galattico: le ricerche si sono concentrate in questa regione per via dell’attività di formazione stellare che qui raggiunge il suo apice per intensità, ma la scoperta potrebbe indurre i ricercatori a prendere maggiormente in considerazione le alte latitudini, pur presentando una densità stellare assai inferiore.

Una scoperta precoce

La missione di eROSITA consiste proprio nel rilevare oggetti come questo, ma in pochi si aspettavano una scoperta così importante già nella fase iniziale. I dati del telescopio hanno trovato conferma nell’archivio di rilevazioni nella gamma delle onde radio raccolti da diverse fonti degli ultimi decenni: in pratica Hoinga era lì, in attesa che qualcuno si accorgesse di lei.

Addirittura, risulta visibile nelle osservazioni di ROSAT, anch’esso un telescopio dedicato ai raggi X, avvenute trent’anni fa, ma nessuno l’aveva notata per via del segnale debole e della localizzazione lontano dal piano galattico. eROSITA è in effetti 25 volte più sensibile del suo predecessore ed esplorerà il cielo più volte nel corso della sua missione, ora appena agli inizi.

E il nome? La supernova è stata ribattezzata Hoinga in onore del nome medievale della città del primo autore della ricerca, ovvero Bad Hönningen, nella Renania-Palatinato.

Per maggiori informazioni: W. Becker et al., “Hoinga: A supernova remnant discovered in the SRG/eROSITA All-Sky Survey eRASS1”, Astronomy & Astrophysics (2021).

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