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Fosfina su Venere sì o no? E la bontà, comunque confermata, del metodo scientifico

La notizia della possibile presenza di fosfina nell’atmosfera di Venere aveva portato speranze potesse sussistere una qualche forma di vita elementare sul pianeta verde (sebbene essa sia solo, è bene chiarirlo, un possibile bioindicatore), ma verifiche successive pongono in serio dubbio i risultati della ricerca in questione.

Di tre nuovi studi realizzati in proposito, nel momento in cui stiamo scrivendo due sono in fase di preprint mentre uno è stato approvato per la pubblicazione.

La scoperta della fosfina era stata annunciata dal team guidato dalla dottoressa Jane Greaves dell’Università di Cardiff, e uno dei preprint che rischiano di smentirla è stato in realtà in parte redatto da lei stessa. Ma non è una contraddizione, in termini di ricerca scientifica. Al contrario.

Il peer-review, ovvero il controllo e la ripetizione indipendente di una ricerca

Una delle criticità maggiori è costituita dalle difficoltà nel trovare conferme da parte di ricercatori indipendenti (che poi è lo scopo della pubblicazione di una ricerca su una rivista peer-reviewed) della presenza della fosfina su Venere. Non si tratta di un lavoro semplice né privo di controversie: la squadra di Greaves si era avvalsa di un metodo statistico per analizzare i dati liberandoli dal rumore di fondo che ne ostacola la comprensione; il sistema in sé è valido, ma le tre ricerche pongono il dubbio possa aver interferito creando false tracce di fosfina.

Le nuove ricerche hanno tentato di riprocessare i dati senza sistemi per attenuare il rumore di fondo, prendendo in considerazione i rilievi dei telescopi ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) e JMCT (James Clerk Maxwell); nei dati del primo non sono stati trovati indizi della presenza di fosfina mentre dal JMCT giungono tracce che potrebbero essere spiegate dall’anidride solforosa.

In attesa di poter proseguire le ricerche, si rianalizzano osservazioni degli anni scorsi, che però non erano mirate

La squadra di Greaves non ha potuto proseguire le osservazioni come preventivato, la pandemia da Covid-19 ha reso difficile se non impossibile accedere al proprio turno di osservazioni presso i telescopi in questione; si è quindi proceduto all’analisi di dati d’archivio, rilevazioni nell’infrarosso risalenti al 2015, nelle quali non è stata trovata la sostanza in questione. A questo si deve aggiungere la scoperta di un difetto nella calibrazione dei sistemi di ALMA utilizzati per raccogliere i dati sull’atmosfera venusiana. Allora la ricerca è definitivamente smentita? No.

Innanzitutto, bisogna dire che non sono messi in dubbio la validità e la serietà della ricerca dell’Università di Cardiff, né la comunicazione e la tempistica della pubblicazione; inoltre, persino se le nuove ricerche fossero a loro volta confermate, sono diversi gli scenari che potrebbero spiegarle: per esempio un cambiamento stagionale o un evento esterno che determina la presenza di fosfina solo in determinati periodi e condizioni. In pratica, l’assenza di prove non è una prova dell’assenza (della fosfina), ulteriori approfondimenti sono necessari.

Il valore della condivisione dei dati e del controllo reciproco

Ed è assolutamente necessaria persino una spiegazione del perché si siano ottenuti dati errati nella prima ricerca, ammesso che lo siano, quale meccanismo abbia portato all’eventuale errore. Questo è, per di più, uno scenario comune nella ricerca scientifica portata avanti in modo corretto: simili controversie e dati contraddittori sussistono, per rimanere in campo astronomico, per esempio anche riguardo la presenza e il comportamento del metano nell’atmosfera di Marte, con i rilievi di un rover NASA e un orbiter ESA che sembrano non accordarsi l’un con l’altro.

L’importante è seguire il metodo corretto: le ricerche vengono messe a disposizione della comunità scientifica proprio in cerca di conferme (si spera) o smentite, che valgono in ogni caso a ribadire la bontà del sistema di peer-review alla base di ogni disciplina scientifica.

Di Corrado Festa Bianchet

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