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L’avventura della donna nella scienza – Dai tempi antichi al Diciottesimo Secolo

Si potrebbe pensare il ruolo della donna sia sempre stato succube a quello dell’uomo nel corso della storia umana. In realtà non è così: si ritiene che soprattutto in tempi pre-ellenici la donna rivestisse un ruolo primario nelle società, in buona parte matriarcale; ma l’influenza effettiva e i nomi esatti di figure importanti non sono facili da determinare a causa della mancanza di documenti scritti.

Oggi si ritiene le pitture rupestri, arte preistorica, fossero frutto principalmente di mani femminili

Influenza, autorità e autorevolezza si estendevano all’ambito scientifico e tecnologico, oltre che politico, sociale e religioso.
Il primo nome che possiamo fare è quello di Enheduanna, figlia di re Sargon, vissuta intorno al 2300 avanti Cristo: suoi sono i primi esempi di poesia mai ritrovati ed è noto fosse una sacerdotessa del dio Nanna presso Ur, importante città della Mesopotamia. Ma sappiamo anche essere stata ciò che oggi definiremmo un’astronoma e un’agronoma.

Il fiorire della cultura greca prima e romana poi portò a un drastico ridimensionamento del ruolo femminile in società divenute sempre più militariste e maschiliste, sia pure con significative fluttuazioni soprattutto nel corso della lunga storia di Roma: nei decenni precedenti la caduta dell’Impero visse ad Alessandria d’Egitto Ipazia, iniziata alla matematica, all’astronomia e alla filosofia dal padre Teone, di cui fu stretta collaboratrice.

Gli succedette nel ruolo di insegnante e fra i suoi allievi ricordiamo il devoto Sinesio, dai cui scritti si apprende molto riguardo la considerazione in cui era tenuta in quegli anni ad Alessandria. Ipazia fu brutalmente assassinata da un gruppo di zeloti cristiani

Fu probabilmente l’ascesa delle nuove religioni a porre in un ruolo ulteriormente subalterno la donna nel corso di tutto il medioevo fin oltre il Rinascimento: sebbene non del tutto escluse dalla vita accademica, tale opportunità era, molto più che in ambito maschile, riservata alle appartenenti alle classi agiate e in ambiti limitati come quello medico, nel quale peraltro la figura di Trotula de’ Ruggiero, una delle Dame della Scuola Medica di Salerno e autrice di trattati soprattutto in campo ginecologico, ostetrico e pediatrico, assurse a una popolarità ai limiti della leggenda.

Nel Secolo della Ragione si assiste alle prime affermazioni individuali, sia pure in condizioni particolari

Nel 1700, sempre in Italia, Laura Bassi ottenne una cattedra per l’insegnamento di quella che oggi definiremmo fisica ed entrò a far parte, prima donna a riuscirci, dell’Accademia Benedettina. Godeva della stima di autorevoli studiosi dell’epoca, ma rimaneva l’eccezione e forse non avrebbe conseguito questi importanti risultati senza gli altolocati appoggi su cui poteva contare nella gerarchia ecclesiastica.

Nello stesso secolo in Francia Émilie du Châtelet dovette di fatto ricorrere a insegnanti privati e alla frequentazione dei più grandi ingegni dell’epoca, essendole l’accademia di fatto preclusa nonostante l’elevatissimo ceto sociale (la sua famiglia frequentava la Corte del Re Sole). Sposata col marchese di Châtelet fu a lungo legata sentimentalmente a Voltaire che la spronò ad approfondire gli studi scientifici. Tra le sue opere più famose, trattati sulle teorie di Leibniz e Newton e una traduzione in francese dei Principia Matematica di quest’ultimo, con un compendio sulle scoperte successive.

Nella seconda parte di questo sunto vedremo come l’affermazione della donna nel mondo della ricerca scientifica segni anche il passaggio dal Diciannovesimo Secolo al giorno d’oggi, e come lo stesso non sia stato scevro di difficoltà o esente da pregiudizi.

Di Corrado Festa Bianchet

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