Psicologia

Le teorie della comunicazione ironica (III parte) – La teoria della finzione

Gli psicolinguisti Clark e Gerrig, attraverso la pretense theory of irony, sottolineano come il modello di Sperber e Wilson intenda porsi in contrasto con le teorie classiche dell’ironia come quella di Grice basate sul meccanismo antifrasico, ovvero il voler dire esattamente il contrario di quanto si intenda con il significato letterale.

Per i due autori l’accostamento del modello razionalista di Grice con questo meccanismo è la conseguenza di una errata interpretazione del modello. Secondo Clark e Gerrig l’intento della concettualizzazione di Grice è quello di ritenere l’ironista come intenzionato non a veicolare un significato opposto, ma piuttosto a fingere l’utilizzo di quella proposizione. Il meccanismo della finzione quindi si sostituisce a quello della menzione ecoica.

Le espressioni ironiche e il “doppio pubblico”

La teoria della finizione fonde l’idea di finzione presente in Grice, ma mai chiarita del tutto, con l’interessante concetto di doppio pubblico di Fowler, spiegato chiaramente in questo suo scritto:

“L’ironia è un tipo di espressione che postula un doppio pubblico: il primo ascolterà e non capirà; il secondo sarà in grado di rilevare la presenza di due differenti significati per ascoltatori con differenti tipi di consapevolezza; sarà quest’ultimo pubblico a cogliere il senso dell’enunciato ironico”.

Considerando l’esempio nel quale, in una giornata particolarmente piovosa, qualcuno esclami “Ma che splendida giornata!”, l’ironista semplicemente finge di essere una persona che non è a conoscenza delle reali condizioni meteorologiche e che si rivolge a un pubblico che a sua volta non è a conoscenza del fatto che stia piovendo.

L’obiettivo finale dell’ironista è quello di indurre l’ascoltatore a cogliere il ridicolo della propria affermazione improbabile e del fatto che qualcun altro possa crederci sul serio. La teoria permette quindi di rintracciare delle spiegazioni per alcune di quelle che si configurano come le caratteristiche più importanti dell’ironia:

1 – L’asimmetria: utilizziamo l’ironia soprattutto con espressioni che attraverso il significato semantico descrivono situazioni positive piuttosto che negative.

2 – Le vittime: possono essere coloro che l’ironista finge di essere o coloro al quale l’ironista finge di rivolgersi.

3 – Il tono di voce: le persone che fingono tendono a modificare il proprio tono di voce per ottenerne uno che sia congruente con la persona o le persone che sta fingendo di essere.

La provocazione di Jonathan Swift

Per avvalorare la superiorità esplicativa della finzione sulla menzione, i due autori citano un pamphlet satirico di Jonathan Swift del 1729, nel quale si invita a servire dei bambini irlandesi come cena per i ricchi.

Solo la finzione spiegherebbe l’istanza ironica dell’autore, poiché è inverosimile che qualcuno si fosse già espresso in tal modo (ecoicità), né è possibile rintracciare tale concetto nelle credenze popolari.

Swift sta infatti fingendo di parlare come un nobile inglese, cercando di suscitare, attraverso una provocazione, un atteggiamento critico verso i comportamenti denigratori degli Inglesi nei confronti degli Irlandesi.

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