Bachi da seta

La bachicoltura a San Floro con Nido di Seta

La bachicoltura affonda le proprie radici nella Cina del VII millennio a.C. quando, secondo la leggenda, l’imperatrice Xi Ling Shi si accorse del filamento serico di un bozzolo finitole accidentalmente nella tazza da tè. Restata per anni una pratica circoscritta alla Perla d’oriente, raggiunse in seguito anche il Giappone, la Corea, l’india e, più avanti nel tempo, anche l’Europa con l’impero bizantino.

In particolare, in Italia la pratica della bachicoltura si deve al Regno delle Due Sicilie, con le prime piantagioni di gelso giunte sul posto nel XII secolo e divenute una redditizia fonte di guadagno nel settore dell’economia agricola.

Tuttavia, a seguito dei due conflitti mondiali, la produzione di bozzoli subì una brutta battuta d’arresto fino a che non scomparve del tutto anche a causa della forte industrializzazione che stava prendendo il sopravvento in quegli anni.

Oggi la bachicoltura in Italia è quasi interamente scomparsa, tuttavia esistono poche aziende che si occupano dell’allevamento di bachi e della produzione artigianale di seta. Tra questi, non possiamo non citare Nido di Seta a San Floro, un piccolo centro nei pressi di Catanzaro, che ha recuperato circa cinque ettari di terreno e tremila gelsi per dedicarsi anima e corpo all’antica pratica e impegnarsi in un’opera di tutela dell’ambiente e di sviluppo sostenibile.

Attraverso una formazione che ha abbracciato i confini del Belpaese (dal Sericulture Institute in Thailandia al Central Silk Board di Bangalore in India, passando per le pratiche meno convenzionali sulle tinture naturali apprese in Messico, fino all’associazione Soierie Vivante di Lione in Francia e la collaborazione col consorzio Swiss Silk di Hinterkappelen in Svizzera), i ragazzi di Nido di Seta hanno fatto proprie le vecchie tradizioni della bachicoltura facendosi promotori di un processo che parte dalla terra fino ad arrivare alla produzione sui telai.

A completare il quadro, l’apertura di un museo allestito all’interno del Castello Caracciolo sulla valle del Corace, che espone telai antichi e moderni, costumi d’epoca e tinture naturali; e un progetto per la didattica dedicato alle scuole con un percorso guidato per gli studenti calabresi alla scoperta di tutti i segreti dell’arte della bachicoltura.

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