Neuroscienze

Dismusia: la difficoltà nel leggere la musica

Nel mondo della musica spesso si fa riferimento al concetto di alfabetizzazione musicale, ovvero alla capacità di leggere la notazione musicale, fondamentale sia per i musicisti più esperti che per guidare i giovani verso l’apprendimento.

Nel 2000, Neil Gordon, neurologo pediatrico, propose l’idea di una dislessia musicale (dismusia), differente dalla classica dislessia, ovvero la capacità di vedere un simbolo (una lettera o un fonema) e di metterlo in relazione con i suoni del linguaggio.

Effettivamente, si era già visto come fosse possibile dissociare la dislessia dalla discalculia. Allo stesso modo, ulteriori indagini confermarono come non solo la capacità di leggere ed elaborare numeri e simboli matematici, ma anche simboli musicali, potesse essere considerata una condizione del tutto separabile e determinata da cause uniche.

Il sistema di codifica della scrittura musicale

Ciò che permette di scrivere e trasmettere le composizioni segue, infatti, un sistema di codifica diverso rispetto al linguaggio, ma basato su una disposizione spaziale per altezza su pentagrammi da cinque righe. Tale altezza nella scrittura equivale, sostanzialmente, ad una nota più alta.

Inoltre, il particolare sistema di simboli della scrittura musicale indica come dovrebbero essere suonate le altezze, determinando la durata (ritmo), il volume (dinamica) e altri segnali di esecuzione. Altre parole scritte indicano poi sia le caratteristiche espressive della musica che i testi nella musica vocale.

Le aree cerebrali coinvolte nella lettura della musica

A livello cerebrale, la lettura della musica sembra dipendere da un’attività multimodale che comprende aree motorie, visive, uditive, audiovisive, somatosensoriali, parietali e frontali in entrambi gli emisferi e nel cervelletto.

Ovviamente, l’esercizio contribuisce al rafforzarsi di tali network, i quali si sovrappongono solo in parte con quelli deputati all’elaborazione del linguaggio. Il modello di attivazione per la lettura di simboli musicali e quello per la lettura di lettere, quindi, è sostanzialmente diverso.

Di conseguenza, una lesione cerebrale limitata può compromettere l’utilizzo di un sistema di codifica e risparmiare l’altro.

Il primo episodio riportato riguardante un soggetto che non era in grado di parlare, ma conservava la sua capacità di cantare, risale addirittura al 1745.

Un altro caso molto famoso in letteratura è sicuramente quello documentato da Ian McDonald, neurologo e pianista, il quale a seguito di ictus perse solo la capacità di leggere gli spartiti.

La dissociazione tra diversi tipi di dismusia

La dissociazione nelle capacità di lettura può verificarsi anche all’interno della stessa notazione musicale, come in alcuni casi in cui alcuni musicisti hanno perso la capacità di leggere l’altezza delle note, pur mantenendo la capacità di leggere il ritmo.

Inoltre, diversi studi basati su risonanza magnetica funzionale hanno confermato come il cervello elabori anche il tono e ritmo in maniera differente.

Anche se poco conosciuta e ancora non totalmente supportata in letteratura, la dismusia sembra poter essere considerata una condizione unica e differente rispetto alla dislessia e alla discalculia. In futuro, probabilmente, sarà possibile comprende quali aree della corteccia siano determinanti nel gestirne le molteplici componenti.

Fonti:

Wilson, A. J., Andrewes, S. G., Struthers, H., Rowe, V. M., Bogdanovic, R., & Waldie, K. E. (2015). Dyscalculia and dyslexia in adults: cognitive bases of comorbidity. Learning and individual differences, 37, 118-132.

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