Letteratura

Carneade. Appunto, chi era costui?

Poche massime sono entrate nella storia della letteratura italiana come l’incipit dell’ottavo capitolo de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Stiamo parlando ovviamente del celeberrimo Carneade! Chi era costui?, la domanda che tormenta Don Abbondio.

Il contesto

E’ una sera come tante e Don Abbondio, convalescente dalla febbre che gli era salita dopo l’incontro con i bravi di Don Rodrigo, sta leggendo il panegirico su Carlo Borromeo, contenuto in un “libricciolo” che gli aveva prestato un suo collega curato.

Nel piano superiore della canonica, seduto su un “seggiolone”, inizia a tormentarsi con il paragone fra l’arcivescovo di Milano e Carneade, mentre non aveva avuto problemi a ricordare chi fosse Archimede, altra figura storica a cui San Carlo Borromeo era stato paragonato nel “libricciolo”.

Di lì a poco, le domande e i tormenti di Don Abbondio verranno interrotti dall’annuncio di Perpetua circa la visita di Renzo, che tenterà di farsi sposare a sorpresa con Lucia. Nel mentre, però, il parroco de I Promessi Sposi è alle prese con il famoso Carneade. Appunto, chi era Carneade?

Carneade, filosofo scettico del II secolo a.C.

Per scoprire chi fosse Carneade non dobbiamo affidarci a Don Abbondio che, fra i suoi ragionamenti, arriva a ipotizzare che fosse “un uomo di studio” o “un letteratone del tempo antico”, ma non va oltre.

Lasciamo, dunque, da parte il capolavoro di Alessandro Manzoni che non può esserci d’aiuto ad apprendere chi fu Carneade. Leggendo enciclopedie e navigando online, non è difficile trovare informazioni sul filosofo scettico che nacque a Cirene nel 214 a.C.

Sebbene non sia stato uno dei principali filosofi del suo tempo, Carneade spiccò per l’oratoria e per aver fondato la terza Accademia di Atene. L’oratoria, dicevamo, era il suo punto di forza, tanto che è passato alla storia per un’ambasciata che, nel 156 a.C., si recò da Atene a Roma.

Qui si cimentò con un’orazione sull’esistenza di una legge universalmente valida: a tal proposito, riuscì ad argomentare sia in favore che contro l’esistenza di tale legge. Ciò che lasciò il segno di questo discorso fu la sua eloquenza, che venne menzionata anche da Cicerone nel De finibus.

Carneade per antonomasia

La popolarità di cui non godette in vita Carneade gli è stata tributata secoli dopo dal romanzo capolavoro della letteratura italiana. Oltre ad aver dato l’incipit all’ottavo capitolo, carneade è diventato anche un nome comune.

Con il termine carneade, infatti, indichiamo una persona che non è mai stata sentita nominare. Per intenderci, un carneade ci ha rubato la promozione che da tempo aspettavamo per meriti sul campo e un altro carneade si è aggiudicato il premio che, invece, vedevamo già nelle mani del favorito della gara.

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