Letteratura

La morte di Don Rodrigo nei Promessi Sposi

Uno degli aspetti che rendono la lettura de “I Promessi Sposi” appassionante è la presenza di molte storie “minori” che si intrecciano alla trama principale: ogni rilettura diventa così l’occasione per focalizzarsi su un episodio piuttosto che un altro.

Uno degli episodi che meglio si presta a tali scopi è la morte di Don Rodrigo che viene narrata nella prima metà del XXXIII capitolo, narrazione permeata della visione cattolica di Alessandro Manzoni, ma che si presta anche a una lettura “laica”.

Don Rodrigo: la parabola discendente della sua esistenza

Don Rodrigo è il “cattivo” del romanzo: le sue mire su Lucia sono il motore dell’intera storia che, come noto, ha al centro il tormentato tentativo di sposarsi fra due giovani innamorati, Renzo e Lucia appunto. 

Accanto al tema principale, l’autore trova spazio per raccontarci di personaggi storici minori, come il cardinale Federigo Borromeo, o di storie inventate che si prestano a veicolare idee e concetti a lui cari.

La morte di Don Rodrigo rientra in questa seconda categoria: nonostante il dilagare dell’epidemia di peste, Don Rodrigo continua a sentirsi forte e potente non solo metaforicamente, ma anche fisicamente.

E, infatti, sebbene diversi suoi uomini siano morti per la peste, lui continua a frequentare locali e a tenere uno stile di vita non propriamente consono ai tempi pandemici. Il malessere e i primi sintomi non tardano a farsi vivi e Do Rodrigo tenta di farsi curare da un medico compiacente.

Il tentativo fallisce perché il più fidato dei suoi uomini, il Griso, tradisce: chiama i monatti, segnando così il destino del suo padrone. Neppure il Griso avrà un lieto fine: nel cercare di arruffare qualche bene di Don Rodrigo, contrae la malattia e morirà lui stesso di peste.

Arroganza e tradimento

L’episodio della morte di Don Rodrigo raccontato da Alessandro Manzoni rispecchia profondamente la visione cattolica dell’autore, ma può essere letto anche in chiave secolare. Balza all’occhio, ad esempio, l’arroganza di Don Rodrigo.

Incurante delle condizioni igieniche che imponevano uno stile di vita più ritirato, il “signorotto” si sente al di sopra di qualsiasi contagio e, oltre a frequentare locali affollati, nega ai primi sintomi che possa trattarsi di peste.

Solo dopo aver sognato Fra Cristoforo accetta la gravità della situazione e a questo punto potrebbe risollevare le sue sorti, ma il tradimento del Griso gli rivela che, oramai, lui non è più nessuno e può essere abbandonato a se’ stesso senza troppe complicazioni. 

Ancora una volta, il Manzoni ci propone in poche pagine temi sempre attuali, dalla paura di morire al vile opportunismo passando per la mancanza di umiltà, che ci mostrano l’essenza umana e possono farci conoscere meglio noi stessi.

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