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Il fegato ha sempre un’età media di tre anni, rivela un nuovo studio

Nel mito greco l’atroce supplizio cui viene condannato il titano Prometeo prevede il suo fegato venga ogni giorno divorato dalla mostruosa aquila Ethon. Nella realtà naturalmente quest’organo non si rigenera in ventiquattr’ore ma le sue capacità di recupero sono note fin dai tempi antichi e oggi sappiamo che se ne può donare una porzione che in seguito ricrescerà.

Oggi un nuovo studio condotto presso l’Università Tecnica di Dresda (TUD) conferma, chiarisce ed estende la conoscenza su questa qualità del fegato: obiettivo dei ricercatori era stimare la longevità delle cellule epatiche in campioni provenienti da oltre 30 individui deceduti per cause diverse, di età comprese fra i 20 e gli 84 anni. La tecnica cui si sono affidati è stata sviluppata negli ultimi vent’anni e si chiama datazione retrospettiva al radiocarbonio della nascita cellulare.

Il fegato fornisce una vitale funzione di filtraggio delle tossine dannose per il nostro organismo

Il principio di questa tecnica di misurazione si basa sui livelli di radiocarbonio ambientale che variano a seconda di vari fattori, inclusa l’attività umana, e possono essere misurati in modo da creare una sorta di mappa con cui confrontare le cellule oggetto di studio, dato che tali tracce di radiocarbonio possono finire nel DNA degli organismi, animali o vegetali, che li conservano analogamente agli anelli di un tronco d’albero riguardo le variazioni nelle condizioni ambientali e gli elementi contenuti di volta in volta nell’aria.

I ricercatori hanno così potuto individuare uno schema coerente non legato all’età dei singoli individui: la maggior parte delle cellule che componevano ogni fegato era giovane e fra di loro tutte più o meno coetanee. Una stima suggerisce inoltre gran parte delle cellule epatiche vengano sostituite circa una volta ogni anno mentre nel suo insieme il nostro fegato mantiene un’età media inferiore ai tre anni.

Il fegato offre una fondamentale funzione di filtro per le tossine che potrebbero danneggiare il nostro organismo e resistenza e rapidità di guarigione sono qualità fondamentali in quest’ottica. Ma i meccanismi attraverso cui esso si rinnova e se tale capacità diminuisca col tempo sono aspetti ancora poco noti dal punto di vista scientifico. Ma il nuovo studio suggerisce il fegato si mantenga sempre giovane, anche se il resto del corpo invecchia.

Le cellule stabili e longeve aumentano in quantità col passare del tempo

Sono tuttavia nello stesso tempo anche stati individuati cambiamenti di portata rilevante nel fegato, con l’avanzare dell’età: alcune delle cellule che lo compongono sono in grado di funzionare perfettamente nonostante contengano più di due set di cromosomi, a differenza di quasi tutte le altre cellule del corpo. Esse sembrano vivere più a lungo delle altre, anche un decennio, e crescere in quantità man mano che si invecchia. Il sospetto dei ricercatori è che ciò serva a mantenere sano l’organo e significare che i problemi di salute al fegato potrebbero sorgere in conseguenza di qualcosa che va storto in tale processo.

“Poiché questa frazione aumenta gradualmente con l’età, potrebbe essere un meccanismo protettivo che ci tutela contro l’accumulo di mutazioni dannose” spiega Olaf Bergmann, ricercatore capo presso il Centro universitario per le terapie rigenerative di Dresda e fra gli autori della ricerca. “Dobbiamo scoprire se esistano meccanismi simili nella malattia epatica cronica, che in alcuni casi può trasformarsi in cancro”.

Ora i risultati di questo studio dovranno essere convalidati da ricercatori indipendenti, come impongono i princìpi della ricerca scientifica, ma studi precedenti già suggerivano anche alcune cellule cerebrali siano in grado di rinnovarsi persino in età avanzata, contrariamente a quanto si riteneva nei decenni scorsi, mentre futuri passi nella ricerca implicheranno comprendere se un tale processo rigenerativo possa riguardare anche le cellule del cuore, per esempio in individui soggetti a malattie cardiache croniche.

La ricerca Diploid hepatocytes drive physiological liver renewal in adult humans è stata pubblicata su Cell Systems (2022)

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