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La Flagellazione di Piero della Francesca

La Flagellazione di Cristo è uno dei più celebri capolavori del pittore rinascimentale Piero della Francesca ed è considerato uno dei dipinti più controversi e dibattuti di tutto il Rinascimento, sia per l’assenza di dati storici certi sia per la straordinaria composizione iconografica realizzata dall’artista, che nasconde un messaggio misterioso di cui sono state formulate svariate interpretazioni.

Storia dell’opera

L’opera di Piero della Francesca fu ritrovata all’interno della sagrestia del Duomo di Urbino nel 1839 dal pittore tedesco Johann David Passavant. Il dipinto fu notato dallo storico dell’arte Giovan Battista Cavalcaselle, che ne ordinò il primo restauro intorno al 1870. Nel 1915 la tavola fu trasferita a Palazzo Ducale di Urbino, dove tuttora si trova.

Nulla si sa sulla datazione del dipinto né sulla sua committenza e sulla sua destinazione d’origine, temi molto dibattuti fra gli storici dell’arte. L’opera fu presumibilmente realizzata da nell’arco temporale che va dal 1444 al 1472, ma la maggior parte degli studiosi concorda su una datazione attorno al 1458-1459.

Descrizione e analisi dell’opera

La Flagellazione di Cristo rappresenta due scene distinte, ma in realtà molto legate fra loro: in primo piano sulla destra, troviamo tre uomini vestiti secondo la moda dell’epoca, intenti a conversare su una strada circondata da edifici di stile rinascimentale. L’uomo al centro, a differenza degli altri due, è raffigurato scalzo e con lo sguardo rivolto verso l’alto, quasi estraneo alla discussione.

Piero della Francesca, Flagellazione di Cristo, 1460 circa, Galleria Nazionale delle Marche di Palazzo Ducale, Urbino.

Alla scena ambientata all’esterno, corrisponde simmetricamente quella sulla sinistra in secondo piano, ambientata all’interno di un edificio classicheggiante. La scena raffigura l’episodio della Flagellazione, in cui Cristo legato alla colonna è circondato da tre uomini che si preparano a colpirlo sotto gli occhi di Ponzio Pilato, seduto su un trono sulla sinistra. L’intera scena appare come sospesa, tutti i personaggi sembrano immobili, immortalati in una posizione solenne all’interno di una rappresentazione perfettamente prospettica in cui predominano l’ordine e l’armonia, nonostante la drammaticità dell’episodio raffigurato.

Interpretazione e significato

Secondo l’interpretazione tradizionale, il dipinto fu commissionato da Federico da Montefeltro per commemorare Oddantonio I, suo fratellastro e predecessore, rimasto ucciso durante la congiura del 1444: nel dipinto, Oddantonio è identificato con l’uomo scalzo dai capelli biondi, che corrisponde simmetricamente alla figura di Cristo sulla sinistra, richiamando il suo “sacrificio”.

Un’altra ipotesi ritiene che il dipinto contenga un significato simbolico che allude agli avvenimenti storici dell’epoca e alle sofferenze della Chiesa cattolica, che nel 1453 vide la caduta di Costantinopoli per mano dei turchi e la preparazione di una crociata anti-ottomana (poi non partita) da parte di Papa Pio II. In questo senso, l’uomo col turbante, raffigurato di spalle mentre osserva impassibile la flagellazione di Cristo, rappresenterebbe la religione islamica che minaccia quella cattolica.

Dettaglio di Cristo alla colonna.

Secondo gli studi più recenti, la scena potrebbe rappresentare il messaggio di Giovanni Bessarione, che nel 1438-39 aprì il Concilio di Ferrara e Firenze per riunificare le chiese orientali e occidentali. In questo caso, il Cristo flagellato sarebbe il simbolo di Costantinopoli, come testimonia la statua dorata sulla colonna che raffigura Costantino-Apollo, mentre in Ponzio Pilato si riconosce la figura di Giovanni VIII Paleologo, con i calzari color porpora tipici degli imperatori bizantini. I tre uomini in primo piano sarebbero, a partire da sinistra, Bessarione (fratello dell’imperatore), Tommaso Paleologo (raffigurato scalzo perché non ancora imperatore) e Niccolò III d’Este (signore di Ferrara).

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